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Divisi da una piadina…moglie vs marito #1

la piadina

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Questa volta gioco in casa! Anche se oramai da un paio di mesi mi rilasso nella campagna marchigiana, la mia carta d’identità parla chiaro…residenza Faenza…che per i meno esperti in geografia significa Romagna, la terra delle balere e del liscio di Raul Casadei, dell’illuminato Pellegrino Artusi, del Sangiovese e della mitica piadina.

Come per il babà, e ancor prima per lo strudel, ci è voluto l’Mtchallenge per convincermi che fare in casa una piada buona come quella del chioschetto preferito è possibile…non che non mi sia mai cimentata ma, non avendo un buon rapporto con strutto ed affini, mi sono sempre fatta tentare dalla versione all’olio extravergine….che solo oggi, dopo aver provato la favolosa ricetta di Tiziana, posso serenamente definire mediocre.

la piadina 3

Trattandosi in fondo di un pezzo di pane condito e prestandosi, non solo per la sua sostanza ma anche per la forma, alla più bizzarra delle farciture, ho cercato un ripieno veloce (perché la piada si prepara al momento) che potesse valorizzare i prodotti delle mie adorate Marche, con qualche piccola incursione fuori regione. E siccome in fatto di gusti il mio consorte ed io siamo abbastanza agli antipodi, ho creato due piadine che ci rappresentassero, lasciando a voi che passate di qui scegliere la preferita…

la sua piadina:  impasto base, ciauscolo, uva nera e aceto balsamico,

la mia piadina: impasto con farina di cece nero (legume di cui vi parlerò presto), erborinato di bufala, albicocche glassate, mandorle e miele in barrique.

Prepararle è semplicissimo e, con ingredienti alla mano, si farciscono in pochi secondi; l’impasto andrebbe fatto riposare per 48 ore ma se siete di corsa (e magari vi accorgete all’ultimo di non avere pane per cena) potete accontentarvi di una mezz’ora di riposo, il tempo sufficiente per tagliare il prosciutto, lavare la rucola o grigliare due verdure.

Per avere una scorta sempre pronta al ritorno dal mare o dal giro in moto fatene doppia dose e congelate quelle che non mangiate! Con questo caldo vi basterà lasciarle una mezz’ora a temperatura ambiente prima di riscaldarle in padella, farcirle e papparle!

Pronte per impastare insieme?

LA PIADINA ROMAGNOLA di Tiziana (per 6 piadine grandi)

  • 500 g di farina 00 (per l’impasto al cece nero ho utilizzato 400 gr di 00 e 100gr di farina di cece nero biologica)
  • 125 g di acqua
  • 125 g di latte parzialmente scremato fresco (io intero perchè la pulce beve solo quello)
  • 100 g di strutto
  • 15 g di lievito per torte salate
  • 10 g di sale fine
  • 1 pizzico di bicarbonato di sodio

Lasciate ammorbidire lo strutto mezz’ora circa fuori dal frigorifero.

Fate scaldare in un pentolino o nel microonde il latte e l’acqua finchè tiepidi.  Su di un tagliere disponete la farina e fate un buco al centro con la mano. All’interno mettete lo strutto a pezzetti con il lievito, il bicarbonato e il sale, schiacciatelo con la forchetta per ammorbidirlo, aggiungete l’acqua e il latte. La consistenza inizialmente potrebbe essere un pochino appiccicosa e la pasta si attaccherà al tagliere ma impastando per una decina di minuti, cambierà staccandosi e diventando molto morbida e liscia. Se il liquido è troppo poco si sfalda e risulta un po’ dura. Mettete l’impasto in una ciotola e coprite con la pellicola per alimenti. Lasciate riposare 48 ore al fresco, massimo 20°C, se fosse più caldo potete lasciare riposare la pasta in frigorifero e metterla a temperatura ambiente 2 ore prima dell’uso.

La pasta ottenuta sarà circa 850 grammi, dividetela in 6 pezzi da 140 grammi circa e formate delle palline, lasciatele riposare almeno mezz’ora (io ho fatto palline da 110-115 gr ottenendo 8 piadine). Infarinate appena il tagliere e disponetevi una pallina d’impasto, schiacciatela con la punta delle dita, stendete la piadina con il mattarello girandola spesso in modo che rimanga rotonda. Scaldate il testo o l’apposita teglia di terracotta, su un fornello a doppia fiamma, con sotto uno spargifiamma. Se non avete nessuna di queste teglie utilizzate una padella antiaderente piuttosto larga. La temperatura non dovrà essere troppo alta altrimenti la piadina si brucia fuori e rimane cruda all’interno, ma nemmeno troppo bassa. Cuocete pochi minuti per lato, controllate sempre alzando la piadina con una paletta. Disponete le piadine una sull’altra in modo che rimangano calde mentre le cuocete.

L’impasto può essere preparato anche con l’impastatrice, basterà inserire tutti gli ingredienti nella planetaria  e lavorarli con il gancio impastatore per 7/8 minuti fin quando il composto risulterà omogeneo.

la piadina 2

PIADINA ALLA FARINA DI CECE NERO CON DADONE DI BUFALA, ALBICOCCHE GLASSATE, MANDORLE E MIELE BARRICATO (per una persona)

  • 1 piadina di farina di cece nero
  • qualche foglia di valeriana
  • cubetti di dadone di bufala (formaggio erborinato fatto con latte crudo di bufala)
  • 2 albicocche (*)
  • una noce di burro
  • un cucchiaino di zucchero di canna integrale
  • mandorle a lamelle tostate
  • miele in barrique di Giorgio Poeta

(*) in un pentolino sciogliete il burro con lo zucchero quindi unite le albicocche tagliate a spicchi e cuocere a fiamma bassa per 2-3 minuti.

la piadina 1

PIADINA AL CIAUSCOLO, UVA NERA E BALSAMICO (per una persona)

  • una piadina
  • qualche foglia di valeriana
  • 3 fette di ciauscolo
  • 4/5 chicchi di uva nera
  • aceto balsamico di Modena Igp

la piadina 4

PIADINA (makes 6 large size or 8 medium)

  • 500 gr all purpose flour
  • 125 ml of water
  • 125 ml fresh semi-skimmed milk
  • 100 gr lard at room temperature
  • 15 gr  baking powder
  • 10gr salt
  • pinch of baking soda

In a small saucepan warm water and milk.

In a bowl combine the flour with the baking powder and the baking soda and make a well in the center, where you will put the lard cut into chunks. Begin to mix with a fork before adding water and milk. Mix until well combined then turn the dough over a work surface and knead by hands for about ten minutes. Transfer the dough in a bowl and cover with plastic wrap. Let stand 48 hours in the fridge. 

Take the dough out of the fridge 2 hours before using. Make 6 balls and let rest covered with a cotton towel for about 20 minutes. Lightly flour work surface and gently flatten one ball at a time with your fingertips before rolling out the piadina with a rolling pin.

Heat a heavy pan on a stove. Cook a few minutes on each side until lightly brown. Arrange the piadinas on one another to keep them warm and cover with a towel.

la piadina 5

BLACK CHICKPEAS FLOUR PIADINAS WITH BUFFALO BLUE CHEESE, GLAZED APRICOTS, ALMONDS AND AGED HONEY (serves one)

  • 1 piadina made with black chickpeas flour
  • green salad
  • buffalo blue cheese diced
  • 2 apricots sliced (*)
  • teaspoon butter
  • teaspoon brown cane sugar
  • toasted almonds sliced
  • aged honey

 (*) in a small saucepan melt butter and sugar then add the apricots and cook on low heat for 2-3 minutes until slightly tender.

la piadina 6

 PIADINA WITH CIAUSCOLO, BLACK GRAPE AND BALSAMIC VINEGAR (serves one)

  • 1 piadina
  • green salad
  • 3 slices ciauscolo (traditional Marche salami)
  • black grape
  • balsamic vinegar

 ***

Con questo (primo ma non ultimo) bis di piadine partecipo alla sfida #40 dell’Mtchallenge

piadina

Crescia sfojata con gelato di pane integrale per l’MtChallenge #36

crescia sfojata con gelato al pane integrale

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L’ho scoperta 20 anni fa. Durante le prime incursioni in casa dell’allora mio fidanzato, poi divenuto marito. E non l’ho più abbandonata.

E’ il mio dolce, quello che mi rappresenta, quello al quale non potrei mai rinunciare.

E’ il dolce che mia suocera prepara in diverse occasioni di festa o anche solo per darci il benvenuto quando torniamo per qualche giorno nelle Marche. Dire che la sua crescia sfojata è speciale è poco. Io l’ho ammirata (prima di assaggiarla) per anni, le ho anche chiesto più volte la ricetta per poi, volutamente, dimenticarla. Per una questione di rispetto. Lei mi riempie sempre di complimenti, mi dice che preparo piatti che non saprebbe mai rifare…anche se non ci credo, ho sempre lasciato che questo dolce restasse il suo anche perché non ne ho mai assaggiato uno così buono.

Lei lo cuoce rigorosamente nel forno a legna…e questo fa la differenza…la pasta si biscotta e diventa di un bel colore brunito.

Lei usa le mele di casa. Sono frutti di almeno 5/6 diverse qualità, tra le quali prevale la mela rosa dei Monti Sibillini. Non vi sto neanche a raccontare il loro profumo. Quest’anno purtroppo il raccolto è stato modesto (in campagna si prende quello che viene) tantoché mi son dovuta accontentare delle mele Renette trovate al supermercato biologico.

Lei usa le noci dell’albero che è in giardino. Dimenticatevi quelle lucide e giganti della California che troneggiano nei negozi; queste son brutte e raggrinzite ma sono a km zero, raccolte a novembre e lasciate asciugare tutto l’inverno in una cassetta forata riposta in garage.

Lei usa la farina e l’olio extravergine di casa per fare la pasta, conosciuta nelle Marche con il nome di crescia. Lei fa tutto ad occhio…versa la farina poi l’olio ed infine l’acqua che serve ad amalgamare tutti gli ingredienti. Lei ne cuoce 6-7 per volta, grosse ciascuna il doppio della mia, perché quando si accende il forno a legna bisogna riempirlo (e si mantiene caldo per cucinare fino al giorno successivo). E che ve ne fate di tutto quel ben di dio? Un paio di cresce ce le mangiamo fresche tra colazione e merenda, un altro paio prendono la via di casa di amici o dei miei genitori, le altre vengono messe nel congelatore.

Lei non aggiunge marmellata né fichi secchi, né canditi nel ripieno ma non rinuncia ad una generosa spolverata di cannella.

crescia sfojata con gelato al pane integraleQuando ho letto che la sfida di questo mese dell’MtChallenge, lanciata da Mari di Lasagna Pazza, sarebbe stato lo strudel ho avuto un palpito al cuore e solo dopo diversi ripensamenti ho deciso che sarebbe arrivata la volta della mia crescia sfojata.

Strudel MTC

Sapevo in partenza di non poter competere con quello della suocera; però ho fatto del mio meglio per riprodurlo il più fedelmente possibile. L’unica variazione che ho apportato è stata quella di utilizzare al posto dell’uvetta sultanina il Moscato della nostra vigna, appeso dopo la vendemmia ed appassito su un trave della cantina per tutti questi mesi e da me riesumato durante l’ultima incursione in terra marchigiana. Per rinvenirlo ho usato del succo di mela biologico al posto del classico brandy/rum.

Sono però rimasta fedele alla sua forma. Mia suocera invece di arrotolare tutta la sfoglia su se stessa (per evitare di formare un salamone), arrotola separatamente i due estremi per poi ricongiungerli al centro.

Prevedendo la sfida (che scade stasera alle 24…pertanto pubblico sul fotofinish!)l’inserimento di una salsa di accompagnamento ho cercato qualcosa di semplice, che non alterasse l’equilibrio del ripieno dello strudel ma che conferisse allo stesso tempo  un po’ di morbidezza e di cremosità in bocca. Ho scelto un ‘gelato’ di panna farcito con mollica di pane integrale biscottata in forno con zucchero di canna grezzo.

crescia sfojata con gelato al pane integrale

Anche se la mia crescia è ancora lontana secoli dalla sua, sono contenta sia perché uomo grande ed uomo piccolo hanno molto apprezzato, sia perché vi ho fatto conoscere un altro pezzo della mia straordinaria terra.

CRESCIA SFOJATA CON GELATO DI PANE INTEGRALE (per 5/6 persone)

per lo strudel (ricetta di Mari):

  • 150 gr di farina 00
  • 100 gr di acqua calda
  • 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva
  • un pizzico di sale

per il ripieno:

  • 2 mele Renette (circa 400 gr)
  • 15 noci
  • un grappolo di Moscato appassito (in alternativa 60-70 gr di uvetta sultanina)
  • 150 ml di succo di mele bio (in alternativa rum/brandy/sherry)
  • due cucchiai di zucchero di canna
  • un cucchiaio abbondante di cannella in polvere
  • scorza grattugiata di un limone bio

per il gelato (da Gelati edito da Gribaudo-Parragon):

  • 250 ml di panna fresca
  • 50 gr di mollica di pane integrale
  • 30 gr di zucchero a velo
  • 30 gr di zucchero di canna grezzo
  • 1/2 cucchiaino di essenza di vaniglia
  • 1 cucchiaino di rum/brandy/sherry (omesso)

Preparate l’impasto per la sfoglia (seguendo le istruzioni di Mari)

Scaldate l’acqua, deve essere abbastanza calda ma non bollente. Setacciate la farina in un recipiente, aggiungete il sale e l’olio e versate a mano a mano l’acqua calda mescolando. Quando la farina avrà assorbito tutta l’acqua, togliete l’impasto dal recipiente e cominciate a lavorarlo con le mani su una spianatoia per un paio di minuti, fino ad ottenere un impasto morbido, quasi appiccicoso ma che comunque non resta attaccato alla spianatoia o alle dita. Mettete l’impasto a riposare, coperto da un panno umido o da una pellicola, per circa mezz’ora.

Preparate il ripieno.

Riscaldate il succo di mele e versatelo in una ciotola dove avrete messo l’uvetta. Lasciate ammorbidire per una ventina di minuti.

Lavate sotto l’acqua corrente le mele, sbucciatele, toglietene il torsolo, tagliatele a fettine sottili. Mettete le fettine di mela in un recipiente, aggiungete lo zucchero di canna, le noci tritate grossolanamente, l’uva scolata e ben strizzata, la cannella e la scorza del limone.

Riscaldate il forno a 200° C (modalità statica).

Stendete la sfoglia.

Mettete una tovaglia pulita (possibilmente lavata con sapone neutro e ben sciacquata), di lino o di cotone, sopra a un tavolo. Infarinatela leggermente, prendete l’impasto e cominciate ad appiattirlo con le mani, quindi spianatelo aiutandovi con un mattarello. Quando la sfoglia comincerà ad essere abbastanza sottile mettete da parte il mattarello, sollevate la sfoglia dal tavolo aiutandovi con le mani e, tenendola con le nocche nella parte sottostante, cominciate a tirarla verso l’esterno facendola girare ogni tanto e facendo attenzione che non si rompa. La sfoglia deve diventare praticamente trasparente. Riponetela nuovamente sulla tovaglia (dovreste aver ottenuto una sfoglia quadrata di circa cinquanta centimetri per lato). Siccome i bordi saranno rimasti un po’ più spessi, passate con le dita lungo tutta l’estremità della sfoglia tirando la pasta per assottigliarla.

Disponete sulla sfoglia il ripieno avendo cura di lasciare liberi 2 cm dal bordo.

Aiutandovi con la tovaglia sollevate la sfoglia ed iniziate a rotolarla su se stessa. Fatti un paio di giri, ripiegate verso l’interno anche i due lembi esterni e continuate ad arrotolare fino alla fine (io ho seguito la procedura di mia suocera che è solita arrotolare i due lati opposti verso il centro invece di fare un unico rotolo).

Trasferite delicatamente la sfoglia su una teglia ricoperta di carta da forno, spennellatela con burro fuso ed infornate. Cuocete per 30-40 minuti fino a quando la sfoglia risulterà dorata.

Preparate il gelato.

Preriscaldate il forno a 200° C.

Sbriciolate la mollica, mescolatela con lo zucchero di canna e disponetela su una teglia ricoperta di carta da forno. Fate cuocere per 10-15 minuti fino a quando la mollica comincerà a dorare e lo zucchero a caramellate. Estraete dal forno e fate raffreddare.

In una ciotola montate la panna a neve ferma quindi aggiungete lo zucchero a velo e l’essenza di vaniglia.

Trasferite la panna nella gelatiera per una mezz’ora, unendo 10 minuti prima del termine la mollica tostata con lo zucchero. In alternativa, fate congelare la panna in un apposito contenitore per 1-2 ore dopodiché estraete dal freezer e mescolate con  un forchetta. Rimettete in congelatore per un’altra ora e ripetete fino ad ottenere la consistenza desiderata.

Tagliate lo strudel e servite con una pallina di gelato.

crescia sfojata con gelato al pane integrale

CRESCIA SFOJATA WITH WHOLE GRAIN BREADCRUMBS ICE CREAM (serving 5/6)

for the crust (recipe by Mari):

•  150 gr strong flour
•  100 gr hot water
•  1 tablespoon extravirgin olive oil
•  a pinch of salt

for the filling:
•  2 renette apples (about 400g)
•  15 walnuts
•  a bunch of homedried Moscato grape (alternatively 60-70 gr raisins or sultanas)
•  150 ml of organic apple juice (or rum / brandy / sherry)
•  2 tablespoons  brown sugar
•  1 tablespoon ground cinnamon
•  grated rind of one organic lemon

for the ice cream:
•  250 ml fresh cream
•  50 grams of whole-grain bread
•  30 grams powdered sugar
•  30 grams brown sugar
•  1/2 tsp vanilla extract
•  1 teaspoon of rum / brandy / sherry (optional)

Preparing the dough.
Heat the water (be careful because it does not have to be boiling). Sift the flour into a bowl, add the salt and the oil and pour in gradually the hot water. Stir. When the flour has absorbed all the water, remove the dough from the bowl and begin to knead with your hands on a work surface for a couple of minutes, until the dough turns out soft and slightly sticky. Leave the dough to rest, covered with a damp cloth or foil, for about half an hour.

Preparing the filling.

Heat the apple juice and pour into a bowl where you put the raisins. Let soften for about twenty minutes.

Wash apples under running water, peel, remove the core and cut into thin slices. Put the apple slices in a bowl, add the brown sugar, the walnuts (stoned and coarsely chopped), the raisins well drained, the cinnamon and lemon rind.

Preheat the oven to 180 ° C (static mode).

Rolling out the dough.

Put a clean cloth (preferably washed with soap and rinsed well), linen or cotton, on a table. Flour it lightly, take the dough and begin to flatten it with your hands, then with the aid of a rolling pin. When the dough begins to be thin enough set aside the rolling pin, lift the dough from the table, helping with your hands and, holding it with your knuckles, begin to pull it out by turning it occasionally and making sure that it does not break. The dough should be almost transparent. Place it again on the tablecloth (you should have gotten a sheet of about fifty square centimeters per side). Since the edges are usually thicker, pass with the fingers along the ends of the pastry gently pulling the dough to flatten.

Arrange the filling on the pastry, taking care to leave free 2 cm from each edge.

Helping you with the tablecloth, rais the dough and begin to roll it on itself. Taken a couple of laps, fold inward also the two outer flaps and continue to roll until the end (my mother-in-law rolls two opposite sides toward the center).

Gently transfer the dough on a baking sheet covered with parchment paper, brush with melted butter and bake for 30-40 minutes until the pastry turns golden brown.

Making ice cream.

Preheat the oven to 200 ° C.

Crumble the bread, mix it with brown sugar and arrange on a baking sheet covered with parchment paper. Cook for 10-15 minutes until the crumbs begin to brown and sugar starts caramelizing. Remove immediately from the oven and let cool.

In a bowl, whip the cream until slightly stiff, then add the icing sugar and the vanilla extract.

Transfer the cream into ice cream-machine for half an hour, adding during the last 10 minutes the toasted breadcrumbs. Alternatively, freeze the cream in an freeze-suitable container for 1-2 hours then remove and stir with a fork. Put again in the freezer for another hour and repeat until you get the desired consistency.

Cut the strudel and serve with a scoop of ice cream.

La Barbera della vigna finisce in vasetto…confettura d’uva e alloro

confettura d'uva e alloro

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Quando il contadino decide che è arrivato il tempo per vendemmiare non puoi certo fargli cambiare idea. Se infatti l’uva passa la maturazione rischia di marcire e di rovinare il raccolto e chi non ne ha mai fatto un mestiere, ma si accontenta della produzione dei suoi sei filari, l’uva che raccoglie gli serve per deliziarsi a tavola per un anno intero e per far felice qualche parente o amico che ti viene a trovare.

C’è sempre molto timore nei confronti del vino fatto in casa…si ha infatti paura di bere qualcosa che di aromatico non ha nulla ma piuttosto sa di forte, di aceto, di bisolfiti (che, comunque, sono contenuti in tutti i vini in bottiglia, anche quelli più blasonati).

Quello di mio suocero, a parte non contenere nessuna aggiunta, è davvero buono e non lo dico per far piacere a lui perchè se fosse imbevibile non finirebbe nel mio bicchiere…purtroppo, o per fortuna, quando si parla di vini sono un pochino esigente; lui non ha frequentato alcun corso di enologia ma ha messo piede nella vigna da giovane (o forse fin da piccolo) ed ha imparato da suo babbo a potarla, a custodirla, ad osservare i grappoli che crescono sui tralci ed infine a capire quando è arrivata l’ora di trasformarla in un nettare divino!

Ogni tanto le piante muoiono e vanno rimpiazzate. Nel corso degli anni ciò ha fatto sì che venissero effettuati nuovi innesti con nuove qualità di uva. Oggi in mezz’ettaro di terra convivono Barbera, Montepulciano d’Abruzzo, Sangiovese, Moscato, Malvasia, Uva da tavola e Pizzutello. Prima si vinificano le bacche rosse, poi è la volta di quelle bianche che richiedono sempre qualche giorno in più di maturazione. In un’azienda enologica seria si sceglie ogni anno il blend ottimale che dovrà finire in bottiglia, a casa mia no. Tutto pigiato insieme per un effetto finale a sorpresa.

Quest’anno purtroppo il primo malanno di stagione ci ha impedito di tornare nella nostra casa di campagna e prender parte alla vendemmia; in compenso, però, la settimana dopo abbiamo trovato una cassetta enorme di uva messa amorevolmente da parte per noi e presto trasferita a Faenza!

L’uva bianca a mio marito, quella rossa alla sottoscritta e gli acini piccini per la piccola pulce. Dopo un paio di giorni di scorpacciate d’uva, realizzando che tutto quel ben di dio sarebbe ahimè andato presto a male, ho pensato di farne una confettura.

Ho seguito la ricetta di Mr Alloro (alias Sergio Barzetti, spesso presente alla Prova del Cuoco) perché mi ha intrigato l’aggiunta della foglia di alloro alla frutta (mi sono fatta tentare anche ripensando al successone che ha avuto la confettura di pesche e rosmarino preparata questa estate).

Ho sostituito l’uva fragola (che non ci piace) con la Barbera. Non avendola mai fatta ho iniziato con un chilo poi, vista la bontà, la sera dopo ne ho fatto un altro kilo e mezzo modificando leggermente il procedimento nel senso di ridurre la prima cottura da un’ora a cinquanta minuti per facilitare l’eliminazione dei semi e della buccia.

Il risultato è un nettare zuccherino, super-energetico e concentrato di vitamine, sali minerali ed antiossidanti.

Buona colazione a tutti!

confettura d'uva e alloro

CONFETTURA D’UVA E ALLORO (per 2 barattoli da 250 ml)

  • 1 kg di uva Barbera (o uva fragola)
  • 350 gr di zucchero di canna
  • 1 mela (biologica)
  • 1 foglia di alloro

Lavate l’uva e separate gli acini dal grappolo.

Trasferitela in un pentola capiente dal fondo spesso ed aggiungete lo zucchero di canna, la mela sbucciata e tagliata a spicchi e la foglia di alloro.

Cuocete su fuoco medio per 50 minuti circa, rimestando di tanto in tanto.

Spegnete il fuoco e passate al passaverdura (facendo attenzione perché è bollente) con il filtro a maglie fini in modo da rimuovere bucce e semi.

Riversate nella pentola, accendete il fuoco e fate cuocere per altri 15 minuti o fino a quando avrà raggiunto la consistenza desiderata (fate la prova versando un po’ di confettura su un piattino tenuto in freezer).

Riempite i vasetti di vetro precedentemente lavati con acqua calda, sigillateli e sterilizzateli (metteteli in una pentola capiente, ricopriteli di acqua e fate bollire per 30 minuti, quindi spegnete e lasciate raffreddare prima di rimuoverli e trasferirli nella dispensa).

confettura d'uva e alloro

GRAPE AND BAY LAUREL JAM (making two medium jars)

  • 1 kg red grape (preferably Concord)
  • 350 gr cane sugar
  • 1 apple (peeled and sliced)
  • 1 bay laurel leaf

Wash grapes thoroughly and remove stems.

Transfer into a big thick-bottomed pot and add cane sugar, apple and a bay leaf.

Simmer on medium heat for 50 minutes. Stir occasionally.

Turn off the heat and using a food mill discard seeds and skin (pay attention because of the high temperature of the mixture).

Re-place into the thick-bottomed pot and cook over medium heat for 15 minutes or until jam looks ready (place a dish in the freezer and when you think fruit is jumming pour a teaspoon of jam on the chilled plate; if it is too runny go on cooking for some minutes otherwise if jam has set tun off the heat).

Fill up sterile jars with jam and seal. Place them in a large pot of water and bring to boil. After 30 minutes turn off the heat leaving jars into the pot until water is completely cold. Dry with a clean kitchen-cloth and place in your cupboard.

Con questa ricetta partecipo al contest ‘Profumo e sapori d’autunno’ del blog Menta e cioccolato

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e al contest ‘Sapori d’Autunno’ del blog Le beatitudini in cucina

autunno

La torta Bertolina di nonna Maria

la Bertolina di nonna Maria

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Ci ho dato un taglio! Ai capelli.
Da piccola li avevo neri, lucidi e stranamente lisci poi improvvisamente in piena adolescenza la mia testa ha preso le somiglianze di una parrucca da clown.
Mi sono sempre rifiutata di tagliarli drasticamente, solo un pochino alla volta, giusto il necessario per togliere le tanto odiate doppie punte.

La prima svolta il giorno dopo del matrimonio, al ricevimento con amici e conoscenti, mi sono presentata con capello a caschetto liscio come uno spaghetto (ricordo lucidamente, pur essendo passati un bel po’ di anni, mio padre che mi incrocia in giardino senza riconoscermi e che chiede in giro dove fossi finita!).
Il secondo taglio drastico dopo la nascita della piccola pulce per evitare che, accoccolato sulla mia spalla, si perdesse sotto la folta criniera ma soprattutto per vedermi una donna diversa dopo tutte le vicissitudini passate.
Oggi siamo al terzo taglio significativo al punto da non essere passato inosservato nemmeno alla piccola pulce che mi ha accolto con un  ‘Mamma, belli capilli’. Diciamo che questa volta la decisione è nata da sè, anche se non nascondo che la voglia di cambiamento è nell’aria.

In attesa che qualcosa accada e che il mood da cambio-di-stagione migliori, c’è una certezza…la voglia di qualcosa di zuccherino per fare il pieno di energie ed affrontare il tanto temuto inverno.
L’altra certezza è la ricetta che vi propongo oggi, che mi è stata regalata da Armanda, una mamma a tempo pieno di tre splendidi ragazzi conosciuta in Instagram, che l’ha a sua volta ereditata dalla nonna Maria.
Ho visto la foto di questa torta appena sfornata e mi ha subito incuriosita…poi quando ho buttato l’occhio anche al succulento ripieno ho deciso che l’avrei provata molto presto.

la Bertolina di nonna Maria

Ero certa che il risultato sarebbe stato garantito perchè le ricette delle nonne non tradiscono mai, a differenza di quelle che troviamo in riviste o libri di cucina che talvolta ci lasciano con un ingrediente in più (e con la domanda ‘ora questo dove lo metto?’) oppure con uno che balza fuori a sorpresa mentre, seguendo il procedimento alla lettera, siamo concentrate ad impastare, frullare, sbattere, o farcire.

Il guscio e la copertura sono di frolla (non ce ne vogliano coloro che seguono la ricetta da manuale però pur sempre di farina, burro, zucchero ed uova è fatta) mentre l’interno contiene uva. Pochi ingredienti per un risultato favoloso.

La ricetta originale vuole che si usi uva anice o americana, che Armanda mi ha spiegato essere uva nera con acini piccoli e pellicina che si stacca facilmente dalla polpa (si può usare anche la più nota uva fragola). Io l’ho rivisitata utilizzando la Barbera della mia vigna, profumata, corposa e leggermente meno zuccherina e facendo un patchwork di frolla in superficie invece di stenderla in un’unica sfoglia. Ho altresì sostituito metà della farina con quella integrale macinata a pietra e lo zucchero semolato con zucchero di canna chiaro per una consistenza ancora più rustica.

De-li-zio-sa! E ancora grazie ad Armanda per aver condiviso con noi la sua ricetta di famiglia.

la Bertolina di nonna Maria

LA TORTA BERTOLINA DI NONNA MARIA (per una tortiera di cm 26)

  • 250 gr di farina integrale macinata a pietra
  • 250 gr di farina 00
  • 150 gr di burro ammorbidito
  • 200 gr di zucchero + quello per spolverare
  • 2 uova
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • un pizzico di sale
  • una tazzina di latte fresco intero
  • 3/4 grappoli di uva rossa (anice, fragola o barbera)

In una ciotola lavorate le uova con lo zucchero, unite la farina e il lievito setacciato ed un pizzico di sale. Aggiungete il burro ammorbidito e poco alla volta il latte fino ad ottenere un impasto morbido. Non lavorate troppo con le mani.

Stendete 2/3 dell’impasto in una tortiera imburrata ed infarinata (o coperta di carta forno) – io ho usato uno stampo a cerniera – avendo cura di coprire anche i bordi per evitare che il succo d’uva fuoriesca durante la cottura. Distribuire all’interno gli acini d’uva leggermente infarinati e spolverate di zucchero. Ricoprite quindi con la rimanente frolla. Risultando molto morbida io ho steso l’impasto dopodichè ne ho ricavato tanti piccoli pezzettini che ho appoggiato vicini stile patchwork. Cospargete di zucchero ed infornate a 180° per 40-45 minuti.

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GRANNY MARIA’S GRAPE TART (making a o cm 26 tart)

  • 250 gr stone-ground whole wheat flour
  • 250 gr plain flour
  • 150 gr soft butter
  • 200 gr white cane sugar (plus more for dusting)
  • 2 eggs
  • 16 gr baking powder
  • 1 pinch of salt
  • 1 coffee cup fresh milk
  • 3/4 bunches of red wine grape (preferably sweet)

Butter and lightly flour your baking pan and set aside.

Pre-heat oven to 350° F.

In a bowl wisk eggs and sugar, add flour sifted with baking powder and salt. Then add soft butter and pour little by little milk. Combine all the ingredients with your hands until you get a soft dough. Don’t work too much.

Roll out 2/3 of dough in the reserved baking pan up to the edges to prevent grape juice from overflow during cooking.

Cover generously with grape (lightly floured) and sprinkle with sugar.

Roll out the remaining dough and cover thoroughly the cake. Because of a soft batter you might as well obtain small pieces of dough and put them close together over the grape, resembling a cobbler.

Sprinkle sugar on top and cook for 40 to 45 minutes.

Con questa ricetta partecipo al contest ‘I prodotti da forno’ del blog Una fetta di paradiso

2_ CONTEST FORNO CATEGORIE -DOLCE E SALATO