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Mammina mi dai un lungo-lungo? I grissini torinesi stirati della Sorelle Simili

grissini torinesi stirati

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Preciso come un orologio! La sera, una mezz’oretta prima di mettersi bello comodo nel seggiolone la piccola pulce corre in cucina, allunga il braccio puntando il ditino verso la dispensa e reclama qualcosa da mettere sotto i denti (strano…non mangia mai!). E’ anche riuscito ad arrampicarsi ed aprire l’anta da solo ma da quando ho assistito a quest’impresa ho preferito esiliare gli sgabelli in garage, almeno fino a quando gli sarà passata la voglia di emulare Messner.

Il suo smorza-fame preferito per mesi sono state le gallette (che mio marito, al contrario, ripudia definendole polistirolo), fino a quando non abbiamo scoperto i lunghi-lunghi.

La mamma ha provato a fargli capire che il loro vero nome è grissini ma lui non ne vuol sapere, uno perché la r gli è ancora ostica e ne esce fuori un buffo  ghiririsini, due perché nel suo primordiale linguaggio lungo significa anche tanto e questo buffo stecco, dandogli l’idea di qualcosa di abbondante, lo appaga e soddisfa la sua fame da lupetto.

Essendo io amante di tutto ciò che scrocchia a casa non mancano mai, oltre ai grissini, taralli e crackers. Quasi sempre integrali, al farro, al mais e con tanti semini oleosi. Chissà perché non mi è mai venuta voglia di prepararli da me. Poi è arrivata Lou (che con la sua pasta madre crea capolavori) e sono arrivati i suoi grissini e mi sono convinta che fosse giunta l’ora per sperimentare, pur limitandomi al classico lievito di birra.

Non credo comprerò più grissini in vita mia! Purtroppo (o per fortuna) quando scopro che un prodotto fatto in casa, con poco tempo e materie prime scelte, non ha paragone in termini di bontà con quello che siamo abituati ad acquistare al supermercato, non entra più nella mia lista della spesa.

Per non sbagliare mi sono affidata alle Sorelle Simili, seguendo passo passo la ricetta riportata nel libro ‘Pane e roba dolce’. Questi grissini, vanto della gastronomia sabauda, si chiamano così perché vengono tirati a mano, lunghi quando lo consentono le dimensioni del forno (al Salone del Gusto di Torino ne ho visti preparare ed infornare centinaia, lunghi quanto l’apertura delle braccia).

Per un effetto più rustico ho sostituito metà di farina bianca con farina integrale macinata a pietra. Scegliete un olio extravergine di oliva buono e se non avete il malto d’orzo sostituitelo con il miele (non diciamolo alle Sorelle Simili ma la prima volta li ho fatti senza perché me ne sono dimenticata ed erano ugualmente buoni!). Si possono aggiungere all’impasto semi di papavero o di sesamo, peperoncino, pomodori secchi, olive o tutto ciò che la vostra fantasia vi suggerisce.

Fate attenzione perché l’effetto uno-tira-l’altro è garantito!

grissini torinesi stirati

GRISSINI TORINESI STIRATI delle Sorelle Simili (per 25-30 pezzi)

  • 125 gr di farina 00 biologica
  • 125 gr di farina integrale biologica macinata a pietra
  • 125 gr di acqua tiepida
  • 7 gr di lievito di birra
  • 1/2 cucchiaino di sale
  • 25 gr di olio extravergine di oliva + altro per pennellare
  • 1/2 cucchiaino di malto d’orzo (o miele o anche nulla)
  • farina di semola di grano duro

In una ciotola o su un piano di lavoro amalgamate tutti gli ingredienti e impastate per 8-10 minuti fino ad ottenere una palla omogenea. L’impasto non deve risultare troppo morbido.

Stendetelo fino ad ottenere un rettangolo di circa cm 10×30 ed appoggiatelo su uno strato di farina di semola di grano duro, pennellate abbondantemente con l’olio sia la superficie che i lati, cospargete quindi con altra semola.

Coprite e lasciate lievitare per 50-60 minuti in un ambiente caldo.

Con un coltello a lama alta o con una spatola tagliate dal lato corto dei bastoncini larghi circa un dito quindi afferrateli al centro con le dita e tirate verso l’esterno spostando le dita mano a mano che la pasta si assottiglia.

Disponeteli vicini, ma senza toccare, su una teglia ricoperta con carta da forno e regolateli con le dita per uniformare lo spessore (a me piacciono più irregolari perché sanno di casareccio). Se prendete troppa pasta ed il grissino risulta troppo lungo tagliatelo al limite della teglia ed il pezzo avanzato cuocetelo così come è perché non è possibile reimpastarlo.

Cuocete in forno già caldo a 200° per 15-18 minuti.

***

TURIN-STYLE BREADSTICKS (making 25-30 pieces)

  • 125 gr organic plain flour
  • 125 gr organic stone-grounded whole-wheat flour
  • 125 gr warm water
  • 7 gr fresh yeast
  • 1/2 teaspoon salt
  • 25 gr extravirgin olive oil + more for brushing
  • 1/2 teaspoon malted barley syrup (o honey or anything)
  • durham wheat semolina

In a bowl or on a working surface combine all the ingredients and knead by hand for 8-10 minutes until a firm ball forms. The dough should not be tender but rather stiff.

Roll out into a 10×30 cm rectangle and trasnfer on a tray previously dusted with semolina. Brush top and sides thoroughly with oil and sprinkle generously with other semolina.

Cover with a clean kitchen towel and leave to rise for 50-60 minutes in a warm place.

Pre-heat the oven to 400° F.

Using a chef’s knife or a spatula cut the dough on the short side into 2-cm large strips then pick up each strip by ends and pull gently apart allowing dough to become as long as your baking sheet.

Place on a baking sheet (covered with parchment paper) close but not touching and regulate by hand their thickness. If strips are too long cut them with your fingers and cook the short pieces together with the others since you cannot knead and shape them again.

Cook for 15 to 18 minutes until lightly brown.

Tortilla burger con Provola delle Madonie e salsa di yogurt allo zafferano…la merenda del campione

tortilla burger

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Da sempre gli opposti si attraggono.

Polo positivo e polo negativo. Bianco e nero. Giorno e notte.

La Greg e l’hamburger. Sì avete capito bene…

L’unico esemplare addentato in vita mia ha avuto un destino crudele: scomposto come un puzzle, scartato prima il pane molliccio poi salsa e cetriolino per mangiare la sola ciccia. Mi chiedo sempre chi abbia avuto la (malaugurata) idea di inventare il ketchup, senza il quale i ragazzi di oggi sembrano incapaci di addentare un panino o di ingurgitare patate fritte e pizza.

Mai preparato in casa un burger (men che meno entrato in versione take-away) fino a qualche giorno fa. L’occasione il rientro del maritino dalla gara di golf con una fame da lupo e la voglia di sorprenderlo con un piatto che mai si sarebbe aspettato dalla sottoscritta.

Niente carne però questa volta, ma una tortilla di patatas a contaminare un burger particolare, croccante all’esterno e morbido all’interno (ma nulla a che vedere con il molliccio), un pane che non sa di alcool ma piuttosto di rustico per esser fatto con una farina tipo 2. Un pane a lunga lievitazione e salutare con tutti quei semini oleosi sopra.

Come nel più degno dei burgers non poteva mancare un cuore filante; ho scelto la Provola delle Madonie, scovata in un negozietto di prodotti siciliani, al posto della massa indicibile di scarti della lavorazione del formaggio che solitamente si trova in un panino farcito (perché di questo, ahimé, sottilette ed affini sono fatte, tanto da non meritare menzione nella categoria dei formaggi).

Per finire il tocco crunchy degli anelli di cipolla rossa del mio orto e la nota cremosa della salsa di yogurt allo zafferano. Mi raccomando utilizzate, se li avete, gli stimmi perchè non hanno paragone con la polvere e sprigionano un aroma indescrivibile….qui da me nessun negozio  sembra averne pertanto, in attesa di comprarlo in internet o di scovarlo in qualche fiera, mi sono dovuta accontentare di quello in polvere.

tortilla burger

BURGER INTEGRALI CON TORTILLA DI PATATE, CIPOLLE ROSSE E SALSA DI YOGURT ALLO ZAFFERANO

per i panini (ne vengono 8):

  • 200 gr di farina manitoba
  • 220 gr di farina di grano tenero tipo 2 macinata a pietra
  • 3/4 cucchiaio di lievito secco
  • 1 tazza di acqua tiepida
  • 2 cucchiai di olio extravergine di oliva
  • 3 cucchiai di malto d’orzo (o miele)
  • 1 uovo + 1 per la superficie
  • 1 e 1/2 cucchiaino di sale
  • semi di lino
  • semi di papavero
  • semi di sesamo

per la tortilla (a testa)

  • un uovo
  • un patata media
  • 2 cucchiai di latte
  • sale
  • pepe
  • olio extravergine di oliva

per guarnire:

  • cipolla rossa
  • lattughino o misticanza
  • yogurt bianco o greco
  • Provola della Madonie (non stagionata) a fettine
  • 1/2 bustina di zafferano (se avete gli stimmi utilizzate quelli!)

Iniziate il giorno prima preparando i panini.

In una ciotola (o nel contenitore della planetaria usando il gancio per impasti) miscelate le due farine, il lievito ed il sale. Aggiungete gli ingredienti liquidi – olio, uovo, malto d’orzo e acqua tiepida – e con l’aiuto di una forchetta amalgamateli fino ad ottenere un composto omogeneo. Trasferite su un piano di lavoro e lavorate con le mani per qualche minuto (se utilizzate la planetaria sostituite il gancio a foglia con quello uncinato e fate andare per 5-6 minuti).

Quando l’impasto avrà assunto le sembianze di una palla trasferitelo in una ciotola grande leggermente oleata e lasciatelo lievitare per 12 ore. Rimuovete a questo punto l’impasto e dividetelo in 8 parti uguali, dandogli la forma arrotondata e tirando la pasta due lati alla volta verso il basso. Disponete su una teglia ricoperta con carta da forno, coprite con uno strofinaccio pulito e lasciate lievitare per un ora circa.

Riscaldate il forno a 200°.

Sbattete l’uovo rimasto e spennellatevi la superficie dei panini, ricoprite quindi con i semi di lino, sesamo e papavero.

Cuocete in forno per 20-25 minuti.

Estraete e lasciate raffreddare su una gratella.

Preparate la tortilla di patate. (all’ultimo perché il suo calore dovrà fondere il formaggio)

In un padellino mettete abbondante olio e disponetevi la patata tagliata a fettine (non troppo sottili). Fate cuocere per qualche minuto fino a quando risulteranno morbide. Salate e pepate. Trasferite su un piattino.

In una ciotola sbattete l’uovo con il latte e salate. Unitevi la patata stufata.

Riprendete il pentolino nel quale avete cotto la patata, eliminate una parte dell’olio e in quello restante, una volta caldo, cuocete la tortilla. Giratela un paio di volte su se stessa fino a quando risulterà soda.

Rimuovetela dalla pentola con un mestolo forato e trasferitela su un foglio di carta assorbente.

Preparate la salsa di yogurt allo zafferano.

In una ciotola mescolate qualche cucchiaio di yogurt bianco (o ancora meglio greco in quanto più denso) con lo zafferano in polvere; se siete fortunate ad averlo in stimmi fatene rinvenire qualcuno in pochissimo olio leggermente tiepido che una volta freddo unirete allo yogurt. Salate.

Assemblate il piatto.

Tagliate il panino a metà.

Farcitelo con questo ordine:

– misticanza,

– tortilla di patate (ancora calda),

– una fetta di Provola delle Madonie,

– qualche anello di cipolla rossa,

– un paio di cucchiai di salsa allo zafferano.

***

WHOLE-WHEAT TORTILLA BURGER WITH RED ONION RINGS AND YOGHURT AND SAFFRON SAUCE

for 8 burger buns:

  • 200 gr manitoba flour
  • 220 gr stone-grounded whole wheat flour
  • 3/4 tablespoon dry active yeast
  • 1 cup warm water
  • 2 tablespoons extravirgin olive oil
  • 3 tablespoons malted barley syrup (or honey)
  • 1 egg + 1 for brushing tops
  • 1 and 1/2 cucchiaino di sale
  • flax seeds
  • poppy seeds
  • sesame seeds

for the tortilla (serving 1)

  • 1 egg
  • 1 medium potato (peeled)
  • 2 tablespoons fresh milk
  • salt
  • pepper
  • extravigin olive oil

garnishing:

  • fresh red onion rings
  • small mixed salad
  • plain or greek yoghurt
  • Provola delle Madonie (or smoked scamorza cheese) sliced
  • powdered saffron (even better a few stigmas)

Making burge buns the day before.

In a bowl mix together the flours, yeast and salt (if using your electric mixer fit it with the paddle attachment) then add oil, egg, malted barley syrup and warm water. Transfer on a working surface and work with your hands until a firm ball forms (if using your electric mixer switch to the dough hook and knead for 5-6 minutes).

Place in a lightly oiled bowl and let it rise for 12 hours.

Remove then from the bowl and divide into 8 equal sized pieces of dough that must be rolled into balls. Transfer on a baking sheet covered with parchment paper and let them rise for an hour.

Pre-heat the oven to 400° F.

Beat the egg and brush the tops of the burgers then sprikle with seeds (flax, sesame and poppy). Bake for 20 to 25 minutes until lightly brown.

Remove from the oven and let cool on a wire rack.

Making tortilla. (just before serving before its warmth will allow cheese melting)

In a non-stick frying-pan heat a generous amount of oil and add potato cut into slices (not too thin). Cook for a few minutes until tender and lightly golden. Season with salt and pepper. Turn off the heat and transfer onto a plate.

In a small bowl beat the egg with milk and season with salt. Add sautéd potato.

Using the same pan where you cooked potato, discard half of the oil and once heaten the other half pour in the egg and potato mixture. Turn twice upside-down until tortilla is well cooked and firm.

Remove from the pan with a slotted spoon and transfer on a piece of parchment paper allowing oil to drain.

Prepare yoghurt and saffron sauce.

In a bowl mix together some tablespoons of yoghurt (plain or even better greek) with powdered saffron; if you have stigmas soak some of them in a few drops of warm oil and once at lukewarm temperature add to the yoghurt. Season with salt.

Assembling burger.

Cut one burger bun halfwise.

Fill it following this sequence:

– small mixed salad,

– potato tortilla (prepared a few minutes before),

– one slice of Provola delle Madonie (or smoked scamorza cheese),

– some red onion ring,

– 2 tablespoons of yoghurt and saffron sauce.

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Questo burger ispano-american lo dedico a Vaty per il suo contest.

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Tarallini scaldati al finocchietto…Puglia mon amour

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Compromessi.

Quella che è appena terminata è stata una vacanza di compromessi.

C’era da scegliere tra una settimana in stile gipsy, tutta calzoncini ed infradito, asciugamano sulla battigia, pasta e pomodoro a pranzo e girar per sagre la sera ed una da villaggio, in costume-abbinato-al-pareo, rincorsa ad accaparrarsi il buffet e piano-bar (o baby dance per chi ha pulci al seguito) serale.

Ha vinto la seconda perchè, alla ricerca del relax assoluto (che poi abbiamo scoperto essere solo relativo con un bimbo di un anno e mezzo che gira come una trottola e da confidenza anche ai sassi delle aiuole)  il maritino ed io abbiamo decretato rispettivamente lo sciopero del mi-incollo-piazzo-smonto l’ombrellone tutti i giorni e dei fornelli.

Ci siamo così goduti una settimana di mare nello splendido litorale antistante la citta bianca di Ostuni.

Ma che bella è la Puglia??? e come si mangia bene…orecchiette, bombette, fave e cicoria, e che dire di fiordilatte, burrata e caciocavallo? e il pane di semola dove lo mettiamo? e la focaccia con i pomodorini, le frise ed i taralli?

L’ultimo giorno l’abbiamo dedicato ad un irrinunciabile shopping gastronomico che ci ha visti tornare al villaggio con una scatola di polistirolo colma di delizie casearie (che dovrebbero di diritto finire nei prossimi post) e un paio di incartate del forno dove si infilava di continuo la gente del posto e dalle quali si è scatenato un profumino di pane che ci ha accompagnato per tutto il viaggio di ritorno.

Potevo tornare a casa senza neanche una ricettina per il mio blog? Mai… ed allora eccovi svelata quella dei taralli scaldati al finocchietto che sono riuscita ad estorcere al fornaio e che se vengono come quelli comprati sono spaziali perchè croccanti come piacciono a me.

TARALLINI SCALDATI AL FINOCCHIETTO

  • 750 gr di farina 00
  • 250 gr di semola rimacinata di grano duro
  • 250 ml di olio extra vergine d’oliva pugliese
  • 300 ml di vino bianco secco
  • una puntina di lievito di birra fresco (o bicarbonato)
  • 25 gr di sale
  • semi di finocchietto (se non vi piacciono potete ometterli)

Riscaldate leggermente il vino e scioglietevi il lievito di birra (o il bicarbonato).

In una grande ciotola (o in quella dell’impastatrice se l’avete) mescolate le due farine ed aggiungete il sale. Unite quindi l’olio leggermente tiepido ed infine il vino. Impastate con le mani per qualche minuto fino ad ottenere un impasto liscio e lucido.

Aggiungete solo se vi piacciono i semi di finocchio (saranno sufficienti 6-7 gr).

Versate l’impasto su una spianatoia, coprite con la ciotola e lasciate riposare per mezz’ora circa. Trascorso questo tempo prendete l’impasto, lavoratelo con le mani fino ad ottenere dei salamini di 8-10 cm che andrete a chiudere sigillando bene i due capi.

Preparati tutti i taralli tuffateli pochi alla volta in una pentola con acqua bollente salata scolandoli non appena vengono a galla. Poneteli a raffreddare su un canovaccio pulito per qualche ora (o anche tutta la notte). Quando saranno freddi trasferiteli su una placca da forno e cuoceteli in forno già caldo a 200°C per 30 minuti circa.

Potete conservarli per diversi giorni in un contenitore ermetico o in una scatola di latta.

***

TARALLI WITH FENNEL SEEDS

  • 750 gr plain flour
  • 250 gr remilled durum wheat semolina
  • 250 ml extravirgin olive oil
  • 300 ml dry white wine
  • a pinch fresh baking yeast
  • 25 gr salt
  • fennel seeds (optional)

Bring the wine to lukewarm temperature and melt in the yeast.

In a large bowl mix the two flours and the salt. Add the oil (lukewarm temperature) and wine and mix until the dough comes out smooth.

Dump the dough onto a lightly floured working surface and knead it for some minutes adding the fennel seeds. Cover with a bowl and let it rest for 30 minutes.

Roll out the dough into small sausages 8-10 cm long and shape into a ring. Seal the edges together by pressing slightly.

Bring a large pot of water to boil and drop into it a few taralli at a time. Remove them with a slotted spoon when they start floating to the surface and place on a cloth to dry and cool (wait for 3-4 hours all, even better, all the night).

Preheat the oven to 375° F. Put the cooled taralli on a baking tray covered with parchment paper and cook for about 30 minutes until golden.

Taralli can be kept in an airtight container for many days.

Insalatina tiepida di grano saraceno, verdure primaverili e feta

grano saraceno 012

Ci siamo incontrati per caso in un vivaio.

No, non sto parlando di me e di mio marito ma del primo sguardo lanciato a questi buffi chicchi dalla forma tetragonale che hanno attirato la mia attenzione nel corner bio, ultima (e senza dubbio originale) installazione, del vivaio più ‘chic’ della città.

Fino a qualche giorno fa conoscevo il grano saraceno solo in versione farina…del tipo sale e pepe sui toni del grigio-marrone scuro…diffusissimo nelle regioni alpine e protagonista di ricette straordinarie (come i pizzoccheri della Valtellina, la torta di grano saraceno farcita con la marmellata di mirtilli rossi e la polenta taragna) tanto da meritare il fregio di Presidio Slowfood.

Eccolo invece che mi si presenta davanti agli occhi in nude-look, accanto a più familiari semi di orzo, farro, miglio e avena. Lo guardo e faccio a mio marito “e questo cos’è? non l’ho mai visto”. Mi (ci) aiuta un cartellino posto all’altezza dei nostri occhi che in poche righe ci svela da dove viene, come si coltiva e, soprattutto, come si cucina.

Scopro che, diversamente da quanto si crede (e soprattutto da quanto faccia credere il suo nome), non è un cereale e pertanto non contiene glutine.

Approfittando delle prime verdurine di stagione, ho preparato un piatto leggero ideale per il pranzo in ufficio o per un pic-nic all’aperto. Volendo renderlo anche piatto unico ho aggiunto dei piccoli cubetti di feta (preferisco quella sfusa al banco dei formaggi, questa volta più buona del solito) ma potrebbe essere altrettanto simpatico l’abbinamento con una morbida caciottina o una dolce fontina.

Io l’ho servito tiepido perché il mio pancino ancora si rifiuta di ricevere piatti a temperatura frigo (comunque faccio poco testo, perché anche in pieno agosto la mia tazza di latte al mattino deve essere MOLTO calda…per non dire bollente). Credo sia delizioso anche consumato il giorno dopo, quando tutti i profumi ed i sapori si saranno bene amalgamati.

insalatina tiepida di grano saraceno, verdure primaverili e feta (9)

INSALATINA TIEPIDA DI GRANO SARACENO, VERDURE PRIMAVERILI E FETA (per 2 persone)

  • 150 gr di grano saraceno decorticato biologico
  • 4 asparagi
  • 3 cucchiai di pisellini freschi (anche se io dovendo vuotare il freezer ho utilizzato quelli del mio orto surgelati la scorsa estate)
  • 4 cucchiai di fave fresche (private del peduncolo)
  • uno scalogno
  • 70-80 gr di feta
  • olio e.v.o.
  • sale & pepe q.b.

Sgranate i piselli e le fave. Tagliate la parte dura dei gambi degli asparagi e pulite con un pelapatate quella rimanente. Passateli velocemente sotto l’acqua corrente per eliminare eventuali residui di terra e tagliateli quindi a pezzetti di 2-3 cm lasciando intatte le punte.

In una padella versate qualche cucchiaio di olio ed aggiungete lo scalogno tritato finemente; fatelo stufare per qualche minuto fino a diventare morbido e trasparente. Unite le fave, i piselli e gli asparagi e fate cuocere per una decina di minuti (le verdurine devono comunque restare croccanti). Spegnete il fuoco e regolate di sale e pepe.

Lavate più volte il grano saraceno sotto l’acqua corrente per eliminare eventuali impurità e fatelo tostare in una padella con un paio di cucchiai di olio prima di aggiungere acqua bollente salata e farlo cuocere per 15/20 minuti circa. Scolatelo e mettetelo in una ciotola. Unitevi le verdure e mescolate bene per amalgamare tutti gli ingredienti.

Impiattate ed aggiungete la feta tagliata a piccoli cubetti.

Buon Appetito!

Slow food e M’illumino di meno…polpette per celebrare l’arte del riciclo in cucina

polpette al pomodoro

Qualche giorno fa arriva in posta la newsletter di Slow Food… la leggo velocemente, sto per chiuderla e cestinarla quando vengo colpita da un articolo. L’associazione della chiocciola ha aderito anche quest’anno all’appuntamento con M’illumino di meno, la giornata del Risparmio Energetico lanciata da Caterpillar (trasmissione radiofonica di Radio2) in programma per ieri 15 febbraio (l’anno scorso me la sono dormita ma ero mamma da poco più di 2 mesi e vivevo in un’altra dimensione). Tra gli argomenti individuati dagli organizzatori per questa edizione ci sono la lotta agli sprechi (mediante la valorizzazione degli scarti alimentari) e l’importanza della raccolta differenziata.

Decido di partecipare alla lodevole iniziativa…mi lancio alla ricerca di una ricetta del riciclo ma mi accorgo di non aver molto in frigo…un paio di fette di prosciutto cotto avanzato dalla pizza di giovedì e qualche fungo champignon timidamente nascosto nella vaschetta dove conservo frutta e verdura. Perchè non fare un piatto di semplicisime e succulenti polpette? Controllo gli altri ingredienti della lista…le uova ci sono (e sono freschissime, brave le gallinelle di casa), il pane c’è ed è anche un pò raffermo (cotto a legna dalla suocera la scorsa settimana), la passata di pomodoro è quella dei magici frutti rossi dell’orto della scorsa estate, il prezzemolo è nel vaso in giardino …devo solo comprare un pò di carne ed il gioco è fatto.

Mi sono detta ‘magari ne faccio tante così se avanzano il giorno dopo ci condisco gli spaghetti’…detto fatto, ecco qua il secondo piatto espressione del riciclo del riciclo!!!

spaghetti con le polpette

Vi lascio le dosi delle mie polpette (ne vengono 45 piccoline)

  • 200 gr di macinato di scottona di prima scelta
  • 200 gr di macinato di suino di prima scelta
  • 2 fette di prosciutto cotto
  • 2 funghi champignon grandi
  • 2 cucchiai di grana padano (o parmigiano) grattugiato
  • 1 uovo grande
  • pane nero raffermo (+ latte per bagnarlo) o in alternativa pane grattugiato
  • noce moscata
  • sale, pepe q.b.
  • salsa di pomodoro 500ml (+ 7/8 ciliegini congelati)
  • 1 spicchio d’aglio
  • prezzemolo (2 rametti)
  • olio e.v.o.

Mettere in una ciotola la carne ed aggiungere il prosciutto cotto tritato, il pane ammollato nel latte e ben strizzato, l’uovo, i funghi tritati finemente, il formaggio grattugiato e metà del prezzemolo. Grattugiare la noce moscata (se di vostro gradimento), salare e pepare. Se l’impasto dovesse risultare troppo molle aggiungere altro pane, se troppo tosto ammorbidirlo con qualche goccia di latte.

Preparare le polpettine e passarle nella farina rimuovendo l’eventuale quantità in eccesso. Scaldare in una casseruola dal fondo spesso dell’olio extra vergine di oliva ed una volta caldo sistemarvi ad una ad una le polpettine. Farle soffriggere per qualche minuto su tutti i lati fino a quando risulteranno dorate, quindi scolarle su un piatto dove avrete messo qualche foglio di carta assorbente.

Nel frattempo preparare la salsa al pomodoro, facendo soffriggere in una padella ampia uno spicchio d’aglio con un pò di olio, aggiungere quindi il pomodoro in bottiglia ed i pomodorini e lasciare andare per una ventina di minuti avendo cura di coprire con un coperchio. Regolare di sale (per me grosso) e rimuovere lo spicchio d’aglio prima di aggiungere le polpette. Continuare la cottura per ulteriori 15/20 minuti. Aggiungere alla fine il restante prezzemolo tritato.

Servire calde (si accompagnano splendidamente ad un sofficissimo purè di patate).

Se mangiate il giorno dopo sono ancora più buone!