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Riso corco alla marchigiana (e un pò di sana nostalgia del passato)

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Dopo il viaggetto in Medio Oriente si torna in Patria e ad accoglierci ci sono le mie adorate Marche con una ricettina che sa di altri tempi, di sapori genuini, di una vita contadina fatta di stenti e sacrifici ma pur sempre dignitosa, di piatti sostanziosi atti a placare la fame degli uomini di ritorno dal duro lavoro dei campi.

Chi ha piacere di leggermi sa che le mie emozioni in tavola sono queste…semplicità, autenticità sostanza.

E devo ammettere che qualche volta ho nostalgia del passato, di un passato che grazie a dio non ho vissuto, ma che ha tanto da insegnarci. Vorrei che i miei nonni fossero ancora con me, mi raccontassero delle difficoltà della loro vita, tali e tante da rendere piccolissimi (fino a scomparire) i miei futili pensieri quotidiani.

Loro che hanno sempre vissuto con poco, che esibivano senza vergogna i calli alle mani e le unghie sporche di terra; loro che potevano permettersi un solo vestito buono per i giorni di festa ed indossavano pantaloni e scarpe malconce nei restanti. Loro che non conoscevano il condizionatore o il termosifone e d’estate si proteggevano dal caldo rintanandosi in casa mentre d’inverno riscaldavano il gelido letto con le braci del fuoco. Loro che non sapevano come schiantarsi sul divano per una serata intera a guardare la tv o giocare con la playstation ma preferivano uscire a far due chiacchiere al circolo del paese, dove ogni tanto si riusciva a far due saltelli a ritmo di fisarmonica. Loro che non avevano a disposizione 10 tipi di farina, 3-4 varietà di zucchero, 30 formati di pasta, frutta tropicale tutti i mesi dell’anno… ma erano più felici di noi!

Tornare indietro è certo impossibile anche perché il progresso ha portato con sé tanti vantaggi; dovremmo solo ricordarci più spesso che abbiamo anche troppo ed accontentarci e che il vero sacrificio noi non l’abbiamo mai provato.

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Il piatto che vi propongo oggi l’ho scoperto nel blog di Agnese (marchigiana come la sottoscritta) e l’ho scelto in quanto espressione della cultura contadina della mia nostra terra anche a dimostrazione di come le massaie di un tempo fossero abilissime nell’impiegare e riciclare in cucina le materie prime, a volte poche, a disposizione.

Il riso, praticamente assente come coltura nelle campagne marchigiane, doveva essere utilizzato con parsimonia e veniva unito alla farina bianca (disponibile invece in grandi quantità) così ottenendo un pasto sostanzioso molto simile per consistenza e proprietà nutrizionali alla tipica polenta.  Corco o corgo in dialetto maceratese sta a significare disteso, a richiamare il modo di accomodare il riso nel piatto proprio come si è soliti fare nel caso della polenta.

Qualcuno lo chiama altresì riso in polenta o polenta di riso.

L’ulteriore nome utilizzato frascarelli sembrerebbe invece voler far risalire l’origine del piatto all’utilizzo nella polenta di grumi di farina (al posto del riso) ottenuti schizzando gocce d’acqua tramite dei rametti bagnati (chiamati in dialetto appunto frasche).

La tradizione vuole che a questo piatto si accompagni un sugo finto preparato con cipolla rosolata, salsiccia, gambuccio di prosciutto (i lavorati del maiale, allevato fino a 30 anni fa in quasi tutte le case di campagna) e salsa di pomodoro.

Io vista anche la stagione, e la produzione copiosa di zucchine dell’orto, ho preferito una versione bianca utilizzando due prodotti di eccellenza che mi sono stati inviati dall’Irvea per il contest delle Bloggalline ‘La cucina Italiana nel mondo verso l’Expo 2015’ in collaborazione con INFORMACIBO: il riso acquerello (già utilizzato qui e trasformato in gelato) e l’olio extravergine Toscano da agricoltura biologica realizzato con olive raccolte a mano e spremute a freddo.

Il mio piatto partecipa fuori concorso alla categoria ‘Riso ed olio extravergine’ avendo già trasmesso le 2 ricette previste dal regolamento.

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Per rendere il piatto altresì gluten-free e regalarlo, visto che è venerdì, alle amiche del GFFD ho impiegato farina di riso al posto di quella classica.

100% Gluten Free (Fri)Day

lascio una chicca per chi conosce il dialetto…

Se coce el riso ‘nte ‘na pentola bella capiente c’un abbondante acqua e un pugnetto de sale. Quannu el riso è quasi cotto, ce se ‘ggiunge la farina (poga per volta) mesculanno co’ ‘na cucchiara de legno, finu a quannu diventa ‘na polentina. Se fa bollì e a cottura ultimata i frescarelli se versane ‘nte la spianatora. Se condiscene c’un sugo che se prepara cuscì: se fa sfrige ‘nte ‘na padella l’oio, la cipolla, el gambuccio de prosciutto. Ce se ‘ggiunge i pomodori rosci freschi a pezzetti, la salciccia sbrigiolata e se fa bollì pe’ 6 o 7 minuti. Ce se sparniccia sopra el cagio grattato. Se condiscene pure co’ la salciccia in bianco o co’ un soffritto de tocchetti de pansetta e de lonza (tratto da Saperesapori.it)

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RISO CORCO alla marchigiana (per 3-4 persone)

  • 250 riso acquerello
  • 2 litri di acqua
  • 60 gr farina di riso
  • una zucchina piccola
  • 3-4 fiori di zucchina
  • gambuccio di Prosciutto di Parma
  • una salsiccia fresca
  • olio extravergine di oliva Toscano
  • scalogno

In un pentolino portate ad ebollizione l’acqua, salatela ed unitevi il riso. A metà cottura (per me dopo i primi 8 minuti) iniziate a versare a filo la farina girando in continuazione per evitare che il riso si attacchi al fondo. Proseguite fino a quando il riso risulterà cotto e vi sembrerà di aver ottenuto una polenta bianca.

Nel frattempo preparate il condimento. In una padella soffriggete lo scalogno in poco olio dopodiché unite la zucchina tagliata a fettine sottili. Salate e lasciate cuocere qualche minuto, unendo in ultimo i fiori di zucchina tagliati a pezzetti; lasciateli appassire quindi trasferite tutto in un piatto. Nella stessa padellina fate rosolare la salsiccia sbriciolata ed il prosciutto tagliato a striscioline.

Distribuite il riso nei piatti (oppure su una spianatoia) allargandolo il più possibile quindi versate il condimento e una generosa spolverata di formaggio grattugiato.

Mangiate subito.

Riso [freddo] alla crema di melanzane e menta per il Recipetionist di giugno

riso freddo alla crema di melanzane e menta

(scroll down for english version)

Questo mese il Recipe-tionist di Flavia ci porta a Palermo a casa di Stefania, nota alle cronache da blog e social networks per essere la paladina della cucina gluten-free.

Ho spulciato il suo lunghissimo indice di ricette alla ricerca di un piatto che rappresentasse i profumi ed i colori di questo inizio estate ed ho scelto questo risotto.

the recipe-tionist giugno

Essendo il mio orto un po’ indietro, mi sono dovuta accontentare di una melanzana (non so voi, ma quando faccio la spesa prendo lo stretto necessario ritrovandomi al momento della foto senza ingredienti da immortalare!) e di pomodorini di Pachino comprati al supermercato che, oltre ogni aspettativa, si sono rivelati talmente dolci e succosi da essere utilizzati con buccia e tutti i loro semini.

Avendo da regolamento del contest la possibilità di unire, togliere o cambiare un solo ingrediente ho rinunciato al vino e, vista la calura opprimente di questi giorni, deciso di trasformare il risotto in un riso bianco freddo da accompagnare con  la mousse di melanzane e la dadolata di pomodorini (che vi consiglio di fare per un motivo prettamente estetico…io andando di fretta ed avendo altre due pentole sul fuoco ho tagliato a casaccio).

L’originalità di questa ricetta sta nella cottura della melanzana a vapore nella pentola a pressione…io avendone, come Stefania, un vecchio modello (che peraltro uso sempre col timore di far saltare in aria la cucina!) ho seguito il suo procedimento che prevede una cottura con poca acqua. Io non ho potuto fare altre variazioni ma, se voleste provare questo piatto, potreste in alternativa cuocere le melanzane in forno (per poi spolparle) oppure direttamente in padella con olio e scalogno.

La menta conferisce a questo piatto un sapore unico e spezzandola tra le mani mi è tornato in mente il viaggio in lungo e in largo per il Marocco (con tanto di pullman che fonde nel mezzo del deserto e sei ore trascorse sotto un sole infuocato in attesa dei soccorsi) che l’allora (era il lontano 2000) mio fidanzato, oggi marito, mi regalò per il  compleanno.

Ora che ci penso Ci penso da un po’…visto che tra un mesetto scarso supero la boa degli anta (fate pure commenti di ogni tipo purchè non offensivi)…un altro viaggetto esotico non mi dispiacerebbe proprio…voi dove mi consigliereste di andare con pulce due-enne al seguito?

(Vi faccio notare che mentre voi leggete questo post io dovrei essere spaparanzata, sole permettendo, su una spiaggia del Salento o al massimo sotto l’ombrellone a sgranocchiar taralli…pertanto girandolona nel dna sono! )

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RISO FREDDO ALLA CREMA DI MELANZANE E MENTA (per 2 persone)

  • 180 gr di riso Baldo o Arborio (la quantità è sempre relativa, dipende dall’appetito che avete e da quello che mangiate dopo)
  • 1 melanzana
  • 1/4 cipolla bionda
  • 1/2 scalogno
  • una decina di foglie di basilico
  • 4-5 foglie di menta fresca
  • olio extravergine di oliva
  • pomodori di Pachino
  • brodo vegetale home made

Lavate la melanzana, pelatela, ma non del tutto, e poi tagliatela a cubetti. Cuocete a vapore in pentola a pressione, o in alternativa mettete pochissima acqua ed attendete 4 minuti dal sibilo.

Fate sfiatare la pentola a pressione, quindi scolate la melanzana e strizzatela bene (potete metterla in un colino e schiacciarla con un cucchiaio per far uscire l’acqua).

Frullatela con un minipimer aggiungendo la cipolla, lo scalogno, l’olio, il basilico, il sale e le foglie di menta spezzate con le mani.

Nel frattempo lessate il riso nel brodo vegetale (o in semplice acqua) tenendolo al dente. A cottura ultimata, passatelo sotto l’acqua corrente per farlo raffreddare quindi scolatelo. Servite con i pomodorini tagliati a cubetti e conditi con olio e sale (io per eliminare l’acqua di vegetazione li ho prima salati, quindi scolati dopo un quarto d’ora e a questo punto conditi con dell’olio) e con la mousse di melanzane.

***

COLD RICE WITH EGGPLANTS AND MINT SAUCE (serves 2)

  • 180 gr rice
  • 1 eggplant
  • 1/4 onion
  • 1/2 shallot
  • a dozen basil leaves
  • 4-5 fresh mint leaves
  • extravirgin olive oil
  • cherry tomatoes
  • home made vegetable broth

Wash and peal the eggplant and cut into cubes. Cook on steam in a pressure cooker, or alternatively, with some water for 4 minutes.

Release lid and let steam go out, then drain and squeeze the eggplant (you can put it in a colander and mash with a spoon to squeeze out the water).

Transfer in a blender, add onion, shallot, extravirgin olive oil, basil, salt and mint leaves and pulse for a few seconds.

Meanwhile boil the rice in vegetable broth (or plain water) keeping it al dente. Wash it under running water to cool down then strain it thoroughly.

Serve with chopped tomatoes seasoned with extravirgin olive oil and salt and  eggplant mousse.

Zuppetta di fregola sarda con vongole, carciofi croccanti e finocchietto

zuppetta di fregola con vongole, carciofi e finocchietto

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Mi piace questa vita un po’ nomade…senza orari…senza sveglia che ti rimbomba nelle orecchie e che ti butta giù dal letto la mattina presto…senza colazioni divorate di corsa ed uscite di casa alla velocità della luce per mollare la pulce al nido negli unici dieci minuti nei quali l’orda di genitori sembra acquietarsi.

Senza necessità di rintanarsi stremata sotto le coperte quando al cinema i giovani si godono il secondo spettacolo serale, perché la notte passa in fretta e tu hai bisogno di riposare per poter essere in forma il giorno dopo.

Mi piace svegliarmi ed andare a dormire con gli uccellini che cantano felici, sentire il picchio che batte nel pioppo poco distante, allungare l’orecchio per percepire il canto della civetta (e, tra non molto, lasciarsi cullare dal suono delle cicale).

Capita anche che tutto questo ti emozioni al punto da farti perdere il sonno! Ed allora, per la gioia immensa del consorte che nel frattempo si è deciso a spegnere la tv, ti giri di qua e di là alla ricerca della posizione che meglio possa conciliare il tuo riposo, ti alzi e vai a prenderti un bicchiere di acqua oppure fai un salto a controllare la piccola pulce, ti accerti di aver chiuso il rubinetto del gas o di aver programmato la lavastoviglie per la notte, ricontrolli la porta e la sicura alle serrande (visto che in zona girano brutti ceffi)…e poi…senza fare troppo rumore (perché nel frattempo l’uomo grande si è addormentato) ti stendi supina in attesa che arrivino i primi sbadigli.

Se l’attesa si protrae più del previsto, perché sei certa di aver sentito un rumore provenire dal giardino (ladri o cinghiali?) resti in ascolto e ne approfitti per pensare alla prossima ricetta!

Eh sì perché questo piatto è nato così…ingannando una notte di insonnia, pensando a cosa ci fosse in dispensa o da raccogliere nell’orto la mattina successiva.

zuppetta di fregola con vongole, carciofi e finocchietto 5

La fregola (*) c’era (e c’è anche il fregolone che è poi quello che ho usato per questa ricetta), i carciofi anche (vi dico solo che ne abbiamo finora raccolti oltre 600), il finocchietto cresce spontaneo un po’ ovunque (e nelle Marche ci piace tanto…). Mancavano solo le vongole ma è bastato scendere in città e comprarne un sacchettino.

Spero le foto vi mettano appetito perché io questo piatto l’ho adorato…e divorato!

(*) la fregola, o fregula, freula, pistizone, è una pasta tipica della Sardegna fatta con semola di grano duro lavorata a mano con acqua fino ad ottenere delle palline che poi vengono lasciate asciugare in forno a 50°C oppure tostate. La fregola a grana grossa (come quella che ho usato io) prende il nome di fregolone. Viene utilizzata per minestre, zuppe o primi asciutti (un po’ come il medio-orientale cous-cous al quale rassomiglia).

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ZUPPETTA DI FREGOLA SARDA CON VONGOLE, CARCIOFI CROCCANTI DELL’ORTO E FINOCCHIETTO SELVATICO (per 2 persone)

  • 120 gr di fregolone (o semplice fregola)
  • brodo vegetale
  • 500 gr di vongole (lupini per me)
  • un carciofo
  • un limone (o aceto)
  • uno spicchio di aglio
  • olio extravergine di oliva
  • pangrattato
  • finocchietto selvatico
  • peperoncino

Mettete a spurgare le vongole per un paio d’ore in acqua fredda e sale cambiando l’acqua un paio di volte (eliminate quelle rotte).

Iniziate pulendo il carciofo, eliminando le foglie esterne e tagliando le cime. Immergetelo in una ciotola con acqua e limone (o aceto).

Scolate le vongole, sciacquatele sotto l’acqua corrente. In un pentolino fate soffriggere uno spicchio d’aglio ed un peperoncino in poco olio dopodiché aggiungete le vongole. Coprite con il coperchio ed attendete qualche minuto fino alla loro apertura (se vi piace sfumate con del vino bianco). Trasferite le vongole (solo quelle aperte mi raccomando, le altre vanno gettate) in una ciotola (mantenendole al caldo) e filtrate il liquido rimasto nella pentola.

In un pentolino mettete del brodo vegetale e una volta giunto a bollore tuffatevi la fregola; cuocete per il tempo indicato nella confezione unendo il liquido delle vongole.

Nel frattempo scolate il carciofo, strizzatelo e tagliatelo a spicchi; fatelo cuocere velocemente in un pentolino con uno spicchio di aglio e poco olio versando a pioggia 2-3 cucchiai di pangrattato. Spegnete e tenete in caldo.

Terminata la cottura versate la fregola con il suo brodo in delle fondine, unite le vongole, i carciofi arrostiti ed il finocchietto tagliato.

zuppetta di fregola con vongole, carciofi e finocchietto 1

SARDINIAN COUS-COUS WITH CLUMS, ARTICHOKES AND WILD FENNEL (serves 2)

  • 120 gr sardinian cous-cous (larger size called fregolone)
  • vegetable broth
  • 500 gr clums
  • 1 artichoke
  • 1 lemon (or wine vinegar)
  • 1 clove garlic
  • extravergin olive oil
  • breadcrumbs
  • 1 sprig wild fennel, chopped
  • chilli

Soak clams to purge for a few hours in cold water and salt, changing water a couple of times and discarding any shells opened, cracked or smashed.

Clean artichoke by removing the outer leaves and cutting the tops. Soak in a water and lemon juice (or vinegar) mixture.

Drain clams and rinse under running water. In a saucepan, sauté garlic and chilli in oil then add clams. Cover with a lid and wait a few minutes until they are opened. Transfer opened clams (any clams that after cooked remain close must be discarded) in a bowl (keeping warm) and strain the liquid in the pot.

In another saucepan cook sardinian cous-cous in boiling vegetable broth combining at last the liquid reserved from clams.

Meanwhile, drain and squeeze artichoke and cut into thin slices; sauté in a pan with a clove of garlic and some oil, pouring over 2-3 tablespoons of breadcrumbs. Season with salt, switch off and keep warm.

Pour pasta with some broth in serving plates, add clams, roasted artichokes and spinkle with fennel.

***

Con questa ricetta partecipo al primo contest di Vado…in cucina con la collaborazione di Pasta Lagano

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Passatelli asciutti allo zafferano con Prosciutto di Parma e verdurine fresche dell’orto

passatelli allo zafferano con prosciutto e verdurine fresche dell'orto

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Faenza-Lucca-Camaiore-Pisa-Faenza-Fabriano-Faenza-Bologna-Barcellona-Bologna-Faenza-Fabriano-PortoSant’Elpidio-Fabriano-Faenza…..non male vero come andirivieni consumato in poco più di due settimane! Sono sfinita…le valigie un brutto incubo ma sempre a portata di mano (venerdì si riparte!). Anche la piccola pulce, abituata a percorrere l’Italia in lungo e in largo, ha cominciato a manifestare i primi segnali di cedimento…lettino con spondine, lettino basso senza sponda, lettone di mamma&papà, divano-letto, lettone della zia …

Mi sto dividendo tra due case senza capirci molto…te ne stai tranquilla nell’orto a raccogliere carciofi quando ti rendi conto che devi andare in banca e che ce l’hai a soli 200 km di distanza! Poi giunta alla meta e sbrigato il da fare scopri che hai finito le ore mensili di asilo nido e realizzi che è forse meglio tornare in campagna con i nonni a portata di mano…che un’uscita da sola al supermercato o un caffè con una vecchia amica te li concedono!

I miei attrezzi di cucina e le mie pirofile sono oramai anch’essi divisi tra le due case (nonostante i molti doppioni)…il problema è che quando ne cerco uno disperatamente questo è nel posto sbagliato. Mi sarebbe dispiaciuto dover rinunciare ai passatelli ma per fortuna questa volta è andata bene.

Questo piatto è stato pensato per il primo contest delle Bloggalline  in collaborazione con INformaCIBO il portale web del Gusto e con il patrocinio di Milano Expo 2015. Ci è stato chiesto di preparare un piatto che fosse espressione dell’eccellenza italiana o della sua forte tradizione…un piatto legato ad un territorio o ad un ingrediente particolare, il pane della nostra infanzia, la ricetta della nonna che custodiamo così gelosamente.

Mi sono fatta ispirare dalla tradizione della regione che oramai mi ospita da qualche anno, l’Emilia-Romagna, proponendo un classico piatto di passatelli. Se d’inverno si consumano rigorosamente in brodo, ora che le temperature stanno velocemente (e finalmente) salendo, molte persone li apprezzano in versione asciutta.

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L’Emilia-Romagna è terra di grandi eccellenze gastronomiche come il Parmigiano Reggiano ed il Prosciutto di Parma che, oltre ad essere sponsor dell’iniziativa, sono i protagonisti di questo straordinario piatto.  La mia proposta vuole premiare un altro prodotto locale che ho scoperto lo scorso inverno, lo zafferano di Bagnara, nato grazie allo spirito imprenditoriale di Cristina che ha osato sfidare i consigli degli agronomi piantando il Crocus sativus nella bassa pianura faentina.

A completare questo piatto le verdurine fresche del mio orto (fave e piselli) e gli asparagi selvatici raccolti nei giorni scorsi nella mia campagna marchigiana.

Un passatello insolito, più rustico per via del pangrattato di farro e con l’aroma strepitoso del vero zafferano (non quello in bustina…costituito in buona parte da curcuma di dubbia provenienza).

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PASSATELLI ASCIUTTI ALLO ZAFFERANO DI BAGNARA con PROSCIUTTO DI PARMA, ASPARAGI SELVATICI E VERDURINE DELL’ORTO (per 4 persone)

per i passatelli:

  • 3 uova
  • 150 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
  • 150 di pangrattato (per me di farro)
  • un cucchiaino di stimmi di zafferano di Bagnara

per il condimento:

  • uno scalogno
  • una manciata di pisellini freschi
  • 10 teghe di fave
  • un piccolo mazzo di asparagi selvatici
  • una fettina di Prosciutto di Parma
  • olio extravergine di oliva

In una ciotolina mettete lo zafferano a bagno per almeno 2 ore in un paio di cucchiai di acqua calda.

Preparate i passatelli seguendo il procedimento qui illustrato (omettendo la scorza di limone e la noce moscata ed unendo lo zafferano con tutto il liquido).

In un pentolino fate rosolare lo scalogno tritato nell’olio dopodiché unite gli asparagi mondati della parte legnosa e tagliati a pezzettini (lasciando le punte intatte), i pisellini e le fave sgusciate. Fate cuocere per pochi minuti fino a quando le verdure risulteranno tenere. Salate e pepate secondo il vostro gusto. In un altro pentolino fate rosolare (senza olio) il prosciutto tagliato a listarelle.

In una pentola capiente portate ad ebollizione dell’acqua, salatela e versatevi i passatelli; cuocete per pochi istanti scolandoli non appena saliranno a galla e versandoli immediatamente in una ciotola insieme al condimento. Mescolate con delicatezza per non romperli e servite nei piatti unendo le striscioline di prosciutto.

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SAFFRON PASSATELLI with PROSCIUTTO DI PARMA and FRESH VEGs FROM MY ORCHARD (serves 4)

for passatelli:

  • 3 eggs
  • 150 gr grated Parmigiano Reggiano cheese
  • 150 di breadcrumbs (mine from spelt bread)
  • 1 teaspoon saffron stigmas

for the sauce:

  • 1 shallot
  • 1 handful fresh peas
  • 10 broad bean pods
  • 1 small bunch wild asparagus
  • 1 3mm-thick slice Prosciutto di Parma
  • extravirgin olive oil

In a small bowl soak zafferano stigmas in warm water for at least 2 hours.

Make passatelli as reported here (omitting lemon zest and nutmeg and adding saffron together with water to the other ingredients).

In a small pan sauté shallot in oil before adding wild asparagus (trimmed of their woody ends and cut into pieces), peas and shelled brod beans. Cook for some minutes until tender. Season to taste. In another pan cook prosciutto (cut into small stripes) for a few seconds until crispy.

Fill a large pot with water and bring to a boil. Add salt and drop in passatelli. Cook for a few seconds until they start floating, drain and combine immediately with the sauce, stirring gently. Transfer in serving plates and top with crispy prosciutto stripes.

“Con questa ricetta, partecipo al contest : “La Cucina Italiana nel Mondo verso l’Expo 2015”, organizzato da Le Bloggalline, in collaborazione con INformaCIBO.

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Con questa ricetta partecipo anche al contest sulla Pasta Fresca de Il Goloso Mangiar sano

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Ravioli di borragine al burro, mentuccia e pinoli {erbe spontanee #3}

ravioli di borragine al burro, mentuccia e pinoli

(scroll down for english version)

Se avete approfittato del tepore di questi primi giorni di primavera per uscire e passeggiare nella natura avrete sicuramente notato una pianta ‘pelosetta’ con dei meravigliosi fiori blu-violacei a forma di stella (buffo come per anni cammini senza chiederti dove stai per mettere i piedi e poi tutto insieme vorresti conoscere vita, morte e miracoli della natura che ti circonda, delle piante che ti fanno ombra in queste tanto attese giornate di sole, dei fiori che hai sempre ammirato dalla finestra perché tanto c’era la suocera che li innaffiava, delle verdure che, crescendo a vista d’occhio, stanno riempiendo un orto che fino al mese scorso poteva vantare solo pochi ciuffi di spinacio, bietola e cicoria).

Quella pianta è la borragine o borrago, originaria del Medio Oriente anche se diffusa oramai in tutto il mondo, che cresce fino a 1000mt di altitudine nei prati incolti, nei giardini, a ridosso di muretti di campagna abbandonati.

L’etimologia del suo nome è tuttora incerta. Secondo alcuni deriverebbe dall’arabo “abou = padre” e da “rash = sudore” cioè “padre del sudore” per via delle sue proprietà sudorifere. Altri suppongono invece che derivi dal latino “borra = tessuto di lana ruvida” per via dei peli che ricoprono lo stelo e le foglie della pianta. Vi sono poi coloro che sostengono l’origine celtica del nome (“barrach = uomo coraggioso”) in quanto i guerrieri di questo popolo, prima di affrontare una battaglia, erano soliti bere il vino nel quale era stata infusa la borragine, credendo che desse loro coraggio.

ravioli di borragine al burro, mentuccia e pinoli (7)

Le foglie hanno colore verde scuro, forma ovale e margini ondulati e sono ricoperte da una densa peluria che, piacevole nelle foglie più piccole per l’effetto vellutato che conferisce loro, diviene  fastidiosa quando la pianta è oramai cresciuta e raggiunge un’altezza superiore a 40-50 cm.

Raccogliendo i semi che maturano da luglio ad ottobre, la borragine può essere seminata (in primavera) direttamente in giardino, nell’orto o in grandi vasi in terrazza propagandosi da sola da un anno all’altro.

E’ tra le erbe spontanee più utilizzate in cucina richiamando le sue foglie il sapore del cetriolo. In inverno o all’inizio della primavera le foglioline possono essere consumate crude (ed unite ad esempio all’insalata), più avanti nella stagione è necessario invece bollirle per pochi minuti in acqua per eliminare la fastidiosa peluria. Posso costituire il ripieno di ravioli oppure arricchire risotti, frittategnocchi. Mia suocera mi ha raccontato che quando era piccola una signora del paese era solita preparare e regalare ai bambini delle squisite frittelle (a volte dolci, altre salate se era finito lo zucchero) fatte con le foglie di borragine in pastella (proverò sicuramente il prossimo inverno quando le piante saranno nate da poco e le foglie risulteranno più tenere).

Importante sottolineare che questa pianta va consumata, preferibilmente cotta, con moderazione in quanto contiene alcaloidi che potrebbero danneggiare gravemente il fegato; è altresì sconsigliata in gravidanza e durante l’allattamento. Un piatto di borragine ogni tanto non ha mai fatto male a nessuno!

A pochi passi da casa, in quella che mi piace chiamare ‘la via degli orti’ (perché disseminata di piccole coltivazioni per uso esclusivamente casalingo) ho scovato due grandi piante di borragine e, armata di cestino, fornici e guanti, in pochi minuti mi sono appropriata di un bel fascetto di verdura.

Approfittando del ritorno di mio cognata per il ponte, ho spedito la pulce al piano di sotto ed ho deciso che, avendo un po’ di tempo tutto per me, invece della manicure avrei fatto i ravioli.

Ho voluto una sfoglia rustica che ho ottenuto miscelando la semola con farina integrale e farina di mais. Con le dosi che trovate nella ricetta ho ottenuto 65 ravioli (poi non dite che non sono precisa!) che potrebbero equivale a 5/6 porzioni ma è tutto relativo perché dipende da quanto appetito avete e se mangiate altro dopo il primo…poi, avendo terminato il ripieno, ho preparato 140 gr di quadrucci all’uovo che ho congelato (insieme a parte dei ravioli) e che gusteremo in un’altra occasione.

Per il condimento devo ringraziare Tommaso che mi segue in Instagram e che da ligure doc mi ha suggerito di accompagnare i ravioli con burro, salvia e pinoli. Volendo però una nota più personale ho sostituito la salvia con la mentuccia che cresce abbondante e, anch’essa spontanea, nel retro della mia casa.

Questi ravioli avevano un sapore strepitoso…credo tanto che diventerò una consumatrice entusiasta (anche se moderata) di borragine.

Con questa ricetta partecipo alla raccolta ‘Pasta che ti passa’ della mia amica Sandra e di Gaia che ci hanno sfidato chiedendoci di preparare un piatto di pasta fresca per 4 persone con una spesa inferiore a € 5 (e fin qui abbastanza semplice)…dimenticandoci della farina raffinata cioè la 00 (che visto il nome ha più poche qualità nutritive e benefiche da offrirci) ed utilizzando le mie amate ‘farine speciali’…integrale, di farro, di ceci, di mais, d’orzo, di lenticchie, mandorle, segale, avena etc…

Prova 6-1

Nel mio caso la spesa ammonta a € 5,11 (ci credete che sono andata al super con carta e penna per controllare alcuni prezzi tipo quelli delle uova che non compro più da mesi?) però tenendo conto che con la dose di pasta indicata ho ricavato più di 4 porzioni e che è avanzato dell’impasto per fare i quadrucci ritengo la missione compiuta!

Con questa ricetta partecipo anche al contest sulla Pasta Fresca de Il Goloso Mangiar sano

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RAVIOLI DI BORRAGINE E RICOTTA AL BURRO, MENTUCCIA E PINOLI (per 65 ravioli = 5/6 persone)

per la sfoglia (65 ravioli + 140 gr di quadrucci):

  • 100 gr di farina integrale (€ 0,15)
  • 100 gr di farina di mais fine (€ 0,08)
  • 100 gr di semola di grano duro (0,13)
  • 3 uova (io utilizzo quelle delle mie gallinelle altrimenti € 0,75)
  • 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva (per me di casa altrimenti € 0,05)
  • un pizzico di sale
  • acqua q.b.

per il ripieno:

  • 100 gr di foglie di borragine mondate e lavate (che corrispondo a 150 gr bollite)…ce le regala madre natura
  • 30 gr di parmigiano reggiano grattugiato (€ 0,45 scegliendo un parmigiano da € 15/kg)
  • 1 tuorlo (€ 0,25 … l’albume lo ricicliamo)
  • sale
  • 250 gr di ricotta di pecora (l’ho pagata € 7/kg pertanto € 1,75)

per il condimento:

  • burro (€ 0,75)
  • qualche fogliolina di mentuccia
  • pinoli (€ 0,80)

Pulite la borragine scegliendo solo le foglie più tenere. Bollitele per pochi minuti in acqua bollente salata quindi scolatela e mettetela in una ciotola con acqua e ghiaccio (per conservare il colore). Scolate nuovamente e tenete da parte.

Preparate la pasta all’uovo. In una ciotola o sulla spianatoia mescolate le tre farine dopodiché unite le uova e l’olio; aggiungete tanta acqua quanto basta per ottenere un impasto omogeneo (no liscio perché le farine le conferiranno un aspetto rustico). Avvolgete con la pellicola e mettere in frigorifero a rassodare.

Preparate nel frattempo il ripieno. Tritate la borragine con un coltello ed unitevi la ricotta, il parmigiano grattugiato, il tuorlo ed il sale. Mescolate.

Preparate i ravioli. Io ho utilizzato la macchina per la pasta…ma nulla vi vieta di andare di mattarello. Ho preparato una sfoglia alla volta (stendendo fino al penultimo spessore) spolverandola generosamente di semola, dopodiché ho posizionato al centro di ognuna tante piccole palline di ripieno (grosse all’incirca come noci moscate) ed ho ripiegato la sfoglia su se stessa dopo aver inumidito i bordi con un po’ di acqua. Ho fatto quindi una leggera pressione con i polpastrelli intorno al ripieno, partendo dagli esterni ed andando verso il centro, in modo da far uscire l’aria e sigillare poi ho tagliato i ravioli con un piccolo coppapasta ondulato.

A mano a mano che preparate i ravioli spolverateli generosamente di semola e poneteli su una tovaglia pulita ad ‘asciugare’.

A questo punto potete congelare i ravioli disponendoli ben distanziati su un vassoio, quando saranno fermi potete rimuoverli dal vassoio, trasferirli in un sacchetto per congelatore e riporli di nuovo dentro. Altrimenti procedete con la preparazione del condimento.

Condimento. In un pentolino sciogliete del burro ed unitevi delle foglie di mentuccia precedentemente lavate ed asciugate. Fate appassire per qualche minuto. Tostate i pinoli in un altro pentolino.

Cuocete i ravioli in abbondante acqua salata dopodiché conditeli con il burro ed i pinoli (evitate di rimestarli con un cucchiaio per non romperli…io li ho fatti saltare nella casseruola dove ho sciolto il burro).

Non mi resta che augurarvi buon appetito!

BORAGE AND RICOTTA RAVIOLI WITH BUTTER, WILD MINT AND PINENUTS (serve 5-6)

for the eggpasta (65 ravioli + 140 gr quadrucci pasta):

  • 100 gr wholewheat flour
  • 100 gr corn flour
  • 100 gr duram wheat semolina
  • 3 eggs
  • 1 tablespoon extravirgin olive oil
  • pinch of salt
  • water

for the stuffing:

  • 100 gr washed and treamed borage leaves (or 150 gr boiled)
  • 30 gr grated parmigiano reggiano cheese
  • 1 egg yolk
  • salt
  • 250 gr fresh ricotta cheese

for the sauce:

  • butter
  • wild mint
  • pinenuts

Clean borage selecting only tender leavesDrop for a few minutes in boiling salted water then drain and place in a bowl with ice and water (to preserve their color). Drain again and set aside.

Prepare the pasta. In a bowl or on a work surface mix the three flours then add the eggs and the oil; at this point add enough water to obtain a homogeneous mixture. Wrap with cling film and place in refrigerator.

Prepare the stuffing in the meantime. Chop borage with a knife and join the ricotta, the parmesan cheese, the egg yolk and the salt. Stir.

Prepare ravioli. I used the pasta machine but nothing wrong in proceeding with a rolling pin. I took a bit of dough at a time rolling it out into a long layer of pasta and dusting it generously with semolina I placed in the center a small piece of stuffing (as big as a nutmeg) and I folded the dough over itself after having moistened edges with water. I made a slight pressure with my fingertips around the filling, starting from the outer sides towards the center, so as to let the air out and seal then I cut the ravioli with a small round pastry cutter.

As you prepare ravioli remind to sprinkle generously with semolina and place them on a clean cloth to dry’.

At this point you can freeze the ravioli by placing them well apart on a tray; when they have chilled remove from the tray and transfer in a freezer bag. Otherwise, proceed with the preparation of the sauce.

Seasoning. In a small saucepan, melt the butter then add the wild mint leaves. Sauté for a few minutes. Toast the pinenuts in a small saucepan.

Cook the ravioli in salted water then toss with the butter and pine nuts avoiding to stir with a fork or a spoon not to smash the ravioli.

Bon appetit!

***

Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Maggio-Giugno ‘L’orto in tavola’ del blog Oggipanesalamedomani

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Risotto agli stridoli e crescenza {erbe spontanee #2}

risotto agli stridoli e crescenza

(scroll down for english version)

Visto che l’idea della rubrica sulle erbe spontanee, inaugurata con il rotolo di patate alle ortiche, vi è piaciuta proseguiamo con la nostra passeggiata immaginaria per la campagna e ci fermiamo, lontani da strade trafficate, a raccogliere delle foglioline lanceolate dal colore verde brillante (con riflessi dal bluastro al verde-cenere) note con il nome di stridoli, silene, sclopit, carletti o concigli nell’appennino Umbro-marchigiano.

Si tratta di una pianta ad apparato radicale rizomatoso (per intenderci come lo zenzero o l’asparago), perenne e glabra che cresce principalmente nei prati e nei terreni incolti argillosi e ricchi di azoto. Le foglie formano piccoli piccioli che vanno estirpati delicatamente dalla pianta. Il suo utilizzo in cucina  è molto vasto (frittate, ravioli, ripieni, risotti) e noto fin dall’antichità, anche se limitato al periodo che precede la fioritura, avvenuta la quale le foglie diventano coriacee.

Il nome del genere (Silene) si riferisce alla curiosa forma a palloncino del fiore come si può vedere dalla foto (per ora cortesia di Wikipedia poi, se mi ricordo, a fine estate torno ad immortalare i fiori dal Colle!). E’ un’ottima mellifera ma poiché i calici di siffatta forma sono di difficile accesso agli insetti alla ricerca di nettare, gli stessi si sono ingegnati ed hanno capito che era più semplice bucare il fiore alla base del calice.

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(foto Wikipedia)

I palloncini restano tali per tutta l’estate per poi irrigidirsi a fine stagione; a quel punto, schiacciandoli semplicemente con la mano, scoppiano con ciò giustificando l’altro loro nome popolare schioppetini.

La leggenda vuole che Bacco avesse un compagno di nome Sileno con una gran pancia rotonda che richiama il calice rigonfio a palloncino del fiore. Ma più probabilmente questo nome deriva dalla parola greca sialon = saliva in riferimento alla sostanza bianca secreta dal fusto di molte specie di questo genere.

La ricetta che vi propongo è semplicissima e prevede l’immersione delle foglioline per pochissimi secondi in acqua bollente poi in acqua e ghiaccio (per fermarne il colore) prima di unirle al riso oramai giunto a cottura. Per rendere il piatto più cremoso ho ‘mantecato’ con della crescenza che, più delicata di altri formaggi morbidi, non copre il gusto delle erbe.

I puristi del risotto non me ne vogliano ma non ho utilizzato burro.

RISOTTO AGLI STRIDOLI E CRESCENZA (per 4 persone)

  • 360 gr di riso (per me Baldo o Carnaroli…o quello che preferite)
  • un mazzetto abbondante di stridoli
  • 100 gr di crescenza
  • olio extravergine di oliva
  • parmigiano grattugiato
  • ghiaccio
  • 1 scalogno
  • brodo vegetale

Lavate accuratamente gli stridoli quindi immergeteli in un pentolino con acqua bollente salata e cuocete per qualche secondo, scolate ed immergete subito in acqua e ghiaccio.

Nel frattempo soffriggete lo scalogno con olio extravergine di oliva e quando trasparente unite il riso e lasciate tostare un paio di minuti. Unite gradualmente il brodo vegetale (regolando di sale) e portate a cottura unendo alla fine gli stridoli e la crescenza e quindi il parmigiano a piacere.

Lasciate riposare coperto qualche minuto prima di servire.

SCLUPLIT AND CRESCENZA RISOTTO (serve 4)

  • 360 gr rice (Baldo or Carnaroli…or your favourite variety)
  • handful of fresh cropped scluplit
  • 100 gr di crescenza (or other soft cheese)
  • grated parmigiano reggiano cheese
  • extravirgin olive oil
  • ice cubes
  • 1 shallot
  • vegetable broth

Wash thoroughly scluplit under running water then dip them in boiling salted water and cook for a few seconds, drain and plunge immediately into iced water. Drain again and set aside.

Meanwhile sauté the shallot in olive oil then add the rice and let it toast a couple of minutes. Start adding gradually the vegetable broth and, stirring occasionally, cook for the desired time pouring at last the scluplit and the crescenza cheese.

Stir, add some grated parmigiano cheese and let stand a few minutes in covered pan before serving.

***

Con questa ricetta partecipo al contest ‘I formaggi’ di Letizia  del blog Il risotto perfetto.

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Rotolo di patate alle ortiche {erbe spontanee #1}

rotolo di patate alle ortiche

(scroll down for english version)

Ho appena acceso il camino. Passati i bollori del dopo ‘faccioiletti-spolvero-passolostraccio’ ritorno animale a sangue freddo e mani e piedi si intirizziscono come se fossimo in pieno inverno. Fuori di fatti c’è il sole ma tira la tramontana e le pareti di casa non si sono ancora scaldate a sufficienza per regalarci un po’ di tepore!

La pulce stamattina si è divertita da matti in piscina ma ora dorme esausta nel suo lettino e la mamma, rinunciando al tanto caro sonnellino pomeridiano, ne approfitta per sedersi ben bardata con la felpa fino sopra il naso, sorseggiare un caffè e scrivere questo post prima di godersi qualche giorno di riposo.

Con oggi inauguro una serie di ricette dedicate alle erbe spontanee che praticamente crescono ovunque intorno la mia casetta di campagna…alcune le conoscevo già e le ho già utilizzate in cucina, per altre devo ringraziare il nostro amico Vittorio che mi ha praticamente aperto un mondo mostrandomi qualche giorno fa quanto ben di dio avessi intorno ai miei piedi!

Per iniziare ho scelto le ortiche perché, dovendone utilizzare solo gli apici, se avessi aspettato qualche altro giorno avrei rischiato di trovare piantine già troppo cresciute e non più tenere. Fondamentale armarsi di forbici e guanti (meglio quelli da cucina perché io con i monouso di lattice mi sono piccata ovunque e grattata per il resto della giornata) come di calzettoni pesanti e pantaloni che coprano bene le caviglie. Io le ho raccolte di mattina presto quando ancora le piantine ero ricoperte dalla guazza notturna e dunque più fresche ma ho appena letto che se si prediligono le ore più soleggate il fastidio è minore! Vi dico subito che non si finisce mai di raccogliere perché spuntando solo gli apici ce ne vogliono di ortiche per riempire un cestino come quello che vedete nelle foto…però volete mettere il piacere di stare all’aria aperta, al massimo in compagnia di qualche insetto laborioso!

Le ortiche mescolate a ricotta, uovo e formaggio grattugiato diventano il ripieno di questo rotolo di patate, che dopo la cottura in acqua viene tagliato a fette, cosparso di burro fuso e gratinato in forno per pochi minuti. Se temete le ortiche possano davvero non piacervi potete sempre sostituirle con spinaci (come nella ricetta originale di Sale & Pepe), bietole, cicoria …

Il marito deve ancora assaggiarlo ed esprimere il suo giudizio (la parte che non vedete nel piatto è finita diretta in freezer e verrà buona per uno dei prossimi pranzi) ma la soddisfazione più grande è stata veder la pulce mangiarlo con gusto nonostante la nota leggermente pungente dell’ortica.

Auguro a tutti voi ed alle vostre famiglie una Felice Pasqua!

ROTOLO DI PATATE ALLE ORTICHE (per 4-5 persone)

liberamente adattata da una ricetta di Sale&Pepe

  • 650 g di patate
  • 120 g di farina
  • 90 g di semola di grano duro
  • 500 g di ortiche, solo l’apice (o bietoline, spinaci ecc…)
  • 250 g di ricotta fresca di pecora
  • 1 uovo
  • 2 tuorli
  • 6 cucchiai di parmigiano reggiano (o grana) grattugiato
  • olio extra vergine di oliva
  • burro
  • sale

Montate le ortiche e lavatele in abbondante acqua. Lessatele per pochi minuti in abbondante acqua salata dopodiché trasferitele in una ciotola con acqua e ghiaccio (per conservarne il colore). Tritatele grossolanamente e fatele saltare in padella con un po’ di olio extravergine, salate e pepate. Fatele intiepidire prima di trasferirle in una ciotola, unite la ricotta, i tuorli e 2 cucchiai di  parmigiano reggiano. Regolate di sale.

Lessate le patate, scolatele, sbucciatele ancora calde, passatele allo schiacciapatate, salatele  e impastatele velocemente con l’uovo, la semola e la farina. Se l’impasto fosse troppo morbido, aggiungete ancora un  po’ di farina. Sistemate l’impasto su un foglio di carta da forno e stendetelo con il matterello, formando un  rettangolo di circa 1 cm. di spessore (il mio era circa 25×20 cm ma per ottenere un rotolo perfetto vi consiglio di fare un quadrato oppure di aumentare la dimensione del rettangolo adattando gli ingredienti della base).

Procedete con la preparazione del rotolo. Spalmate sopra al rettangolo di patate il composto di ortiche e arrotolatelo, aiutandovi con la  carta da forno. Sigillate bene i bordi (potete inumidirli con poca acqua), poi avvolgete tutto in un telo da cucina pulito legandone le estremità con dello spago da cucina.

In una pentola ovale (io ho utilizzato la pesciera) portate a ebollizione abbondante acqua. Salatela ed immergetevi delicatamente il rotolo. Cuocetelo a fuoco bassissimo per 30 minuti. A cottura ultimata, aspettate qualche minuto prima di estrarlo dall’acqua e lasciatelo riposare mezz’ora circa. Togliete a questo punto il telo, tagliate il rotolo a fette spesse almeno 1 cm, sistematele in una pirofila, spolverizzatele con il formaggio grattugiato rimasto e irroratele con  burro fuso. Accendete il grill e fate gratinare per 8-10 minuti. Servite immediatamente.

POTATO ROLL WITH NETTLE AND RICOTTA FILLING (serve 4-5)

  • 650 g potatoes
  • 120 g all purpose flour
  • 90 g whole wheat semolina flour
  • 500 g nettle stems (or spinach, chard)
  • 250 g ricotta cheese
  • 1 egg
  • 2 egg yolks
  • 6 tablespoons grated parmigiano reggiano (o grana padano) cheese
  • extravirgin olive oil
  • butter
  • salt

Clean nettle discarding all but the stems and wash in plenty of water. Boil for a few minutes in salted water then transfer into a bowl of ice and water (to preserve color). Chop coarsely and sauté in a pan with a drizzle of extravirgin olive oil, season to taste. Let cool completely before mixing with ricotta, egg yolks and 2 tablespoons of parmesan cheese. Season to taste.

Boil potatoes until tender, drain, smash while still hot, add salt and combine quickly with the egg and the two flours. If the mixture seems too soft, add a more little flour. Transfer the dough on a sheet of baking paper and roll it out with a rolling pin into a rectangle about 1 cm thick (mine was about 25×20 cm but to get a perfect roll I suggest you to make a square or to increase the size of the rectangle by adjusting the ingredients).

Make the roll. Spread the nettle mixture over the potato rectangle and start to roll helping you with the baking paper. Seal the edges (by wetting them with some water), then wrap in a clean kitchen towel tying the ends with kitchen twine.

In an oval pot (you might use the fish kettle) bring to a boil plenty of water. Add salt and dip gently the roll. Cook over low heat for 30 minutes. When cooked, wait a few minutes before removing it from the water and let stand about half an hour. At this point remove the towel, cut the roll into 1 cm thick slices, arrange them in a baking dish, sprinkle with the remaining grated cheese and drizzle with melted butter.

Turn on the grill and let cook au gratin for 8-10 minute. Serve immediately.

I wish you happy Easter holidays!

Paglia e fieno #lucianamosconi agli asparagi selvatici….semplicità, passione e tradizione

paglia e fieno agli asparagi selvatici

(scroll down for english version)

Se si volesse stabilire qual è il paesaggio italiano più tipico, bisognerebbe indicare le Marche… L’Italia, nel suo insieme è una specie di prisma nel quale sembrano riflettere tutti i paesaggi della Terra, facendo atto di presenza in proporzioni modeste e armonizzandosi l’un l’altro.
L’Italia, con i suoi paesaggi, è un distillato del mondo, le Marche dell’Italia”
                                                                                         (Guido Piovene, Viaggio in Italia)

Pochi minuti son trascorsi da quando ci siamo dati la mano e presentati ma l’amore per la Nostra terra è così evidente e travolgente che infiamma i nostri animi, ci porta a raccontare convulsivamente delle nostre origini e della nostra vita, più o meno, radicata tra il Mare Adriatico e l’Appennino e ci fa sentire orgogliosi di appartenere a questa terra.

Chi siamo? Raffaele, il moderatore, copywriter di professione nonché esperto di strategie di comunicazione, Ilaria (@ilarysgrill) la fondatrice di Instagramers Italia, Erika (@erika_0_) che si occupa di arti visive ed allestisce set fotografici food, Gianluca (@hal7474) food and fashion traveller, Sandro (@sandromoric) commerciante e fotografo ufficiale di Igersmarche, Chiara (@ilovemarche) marketing manager e travel blogger e la sottoscritta (@la_greg74).

Dove siamo? A Matelica un piccolo borgo di 10.000 abitanti in provincia di Macerata famoso per il Verdicchio.

Chi ci ospita? Il Pastificio Luciana Mosconi che da 15 anni produce pasta all’uovo ‘come quella fatta in casa’. Ci accoglie Marcello, il giovane imprenditore che qualche anno fa, fresco di laurea, ha rinunciato ad uno stage all’estero per dedicarsi anima e corpo a questa azienda fino a farla diventare seconda in Italia nel comparto della pasta all’uovo secca.  La signora Mosconi non è un mito (né la nonna o la mamma di Marcello come gli hanno chiesto in molti!) ma una signora come tante che ha imparato dalla mamma a tirare la sfoglia e che dopo aver visto crescere il suo negozio di paese prima in laboratorio poi in Pastificio dalla forte vocazione artigianale, ha scelto di continuare a lavorare in azienda.

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(foto di Ilaria)

Marcello ci racconta con entusiasmo la sua avventura imprenditoriale senza negare le tante difficoltà incontrate lungo il percorso. Dinamiche del settore, oneri burocratici e logiche di distribuzione  ignare (direi per fortuna…) a noi che ci divertiamo ad andare a far la spesa. Ci racconta del progetto di valutazione dell’impronta ambientale che ha portato nel 2012 l’azienda a sottoscrivere con il Ministero dell’Ambiente un accordo volontario per calcolare, ridurre e compensare l’anidride carbonica emessa durante il ciclo produttivo dei due prodotti di punta (le Tagliatelle all’uovo nelle confezioni da 250 e 500gr) mediante l’acquisto di crediti di carbonio.

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(foto di Ilaria)

Poi, cuffietta in testa e camice indosso (io sono quella in seconda fila), ci apre la porta del suo regno e telefonino in mano (gli instagramers non lo mollano mai) lo seguiamo passo passo come in processione mentre ci descrive puntualmente il processo produttivo in un ambiente quasi immacolato (dove il personale riserva 4 ore al giorno alla pulizia dei locali e delle attrezzature)…ci mostra il macchinario che esegue il doppio impasto a base di sola semola di ottima qualità e uova freschissime (consegnate giornalmente), ci spiega che hanno rinunciato alla pressatura meccanica perchè la sfoglia subendo shock termici perderebbe la sua porosità, ci conduce nello stanzone dove si trovano le celle di essiccazione (protratta fino a 24 ore, a bassissima temperatura) che ‘fissa’ ed esalta l’alta qualità degli alimenti, ci presenta le addette al confezionamento che, rigorosamente a mano, collocano i nidi di tagliatelle, fettuccine e pappardelle nei vassoi.

Alla vasta gamma di prodotti ‘tradizionali’ si sono aggiunti di recente le Specialità al farro, le Pastine e la pasta di Grano Duro. Senza dimenticare la Passata casareccia prodotta con pomodori coltivati in Molise da una piccola azienda di proprietà e lavorati entro 3 giorni dalla raccolta.

‘Banale perché semplice’. Marcello ha così descritto la sua pasta.

Io aggiungerei che la semplicità è trasparenza ed è emozione trasmessa dalle piccole cose, quelle di cui dovremmo davvero gioire nella vita.

Un ringraziamento speciale va a Susanna del Gruppo REM che, pur lontanissima, ha organizzato questa splendida giornata!

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(foto di Ilaria)

La ricetta di oggi non poteva non avere come protagonista la pasta all’uovo… ho scelto il formato Paglia e fieno, che tanto piace ai miei due uomini, che ho condito con asparagi selvatici raccolti dietro casa, scalogno di Romagna e prosciutto San Daniele.

PAGLIA E FIENO AGLI ASPARAGI SELVATICI E PROSCIUTTO (per 4 persone)

  • 6 nidi di tagliatelle paglia e fieno Luciana Mosconi (che equivalgono a 300 gr di pasta all’uovo secca)
  • un mazzo di asparagi selvatici
  • due fettine di gambuccio di Prosciutto San Daniele
  • uno scalogno
  • olio extravergine di oliva
  • 50 gr parmigiano grattugiato

Riempite una pentola capiente di acqua e portate ad ebollizione.

Tritate lo scalogno e fatelo appassire in un padellino con un filo d’olio.

Mondate gli asparagi eliminando la parte ‘legnosa’. Tagliateli a pezzetti ed uniteli allo scalogno. Fate cuocere per qualche minuto aggiungendo al bisogno un po’ di acqua. Salate e pepate.

In un padellino a parte mettete il prosciutto tagliato a striscioline e fate cuocere per 1-2 minuti fino a diventare croccante.

Quando l’acqua bolle, salatela e versate la pasta all’uovo. Fate cuocere per 5-6 minuti dopodiché scolatela e versatela in una ciotola nella quale unirete il condimento di asparagi. Servite nei piatti individuali con il prosciutto e spolverate generosamente di parmigiano.

paglia e fieno con asparagi selvatici (17)

STRAW AND HAY TAGLIATELLE WITH WILD ASPARAGUS AND PROSCIUTTO (serve 4)

  • 300 gr straw and hay pasta
  • bunch wild asparagus
  • 2 slices (20) gr prosciutto San Daniele
  • shallot
  • extra virgin olive oil
  • 50 gr grated parmigiano cheese

Fill a large pot with water and bring to boil.

Meanwhile chop shallot and sauté in a small pan with a drizzle of oil.

Clean asparagus by snapping off the bottom inch using your fingers; the stems will naturally break where the tough woody part ends and the tender stem begins. Cut into pieces and combine with shallot. Cook for a few minutes adding some water if necessary. Season to taste.

Cut prosciutto in small stripes and cook in another pan with no grease until crispy (1-2 minutes).

When water comes to a boil, salt and pour the egg pasta. Cook for 5-6 minutes then drain and transfer immediately in a bowl adding the shallot and asparagus sauce. Add some water if pasta seems too dry.

Accomodate in plates adding on top crispy prosciutto, sprinkle generously with parmigiano cheese and serve immediately.

 paglia e fieno con asparagi selvatici (30)

 

 

Giovedì gnocchi! Di ricotta e farina di farro

gnocchi di ricotta e farina di farro

(scroll down for english version)

Resuscito dopo 3 giorni di febbre, otite e tonsillite ma con poca voglia di mangiare e zero di cucinare. I miei uomini in questi giorni se la sono cavata da soli e, visto che la lavastoviglie ha pensato di abbandonarci, l’uomo grande ha diligentemente e silenziosamente (almeno io dalla camera da letto non ho sentito mugugni) lavato piatti e pentolame vario. Diciamo che non mi hanno dato grosse attenzioni ma forse erano più spaventati dal fatto che varcando quella soglia sarebbero stati appestati all’istante.

Anche il lievito madre si un po’ ammosciato…che viva davvero in simbiosi con me?…fatto sta che ora mi tocca risuscitarlo un pochino prima di rimetterlo all’opera.

In attesa di riappropriarmi dei miei fornelli e prima ancora della voglia di cucinare, vi regalo uno ricetta fatta qualche giorno fa e che è oramai diventato il mio piatto forte: gli gnocchi di ricotta.

La piccola pulce ne va matta ed un volta a settimana gliene faccio trovare un bel piatto. La ricetta l’ho vista la prima volta da Angiola alias Piatti coi tacchi (torna ti prego in questo mondo pazzo di bloggers!!!) e mi ha subito colpita. L’ho rifatta tante e tante volte finendo per andare ad occhio e soprattutto per cambiare farine (avevate qualche dubbio?).

Oggi vi lascio l’ultima versione, molto rustica ma piena di sapore, nata semplicemente con quello che avevo a disposizione ed in particolare la straordinaria farina Einkorn del Molino Grassi e del pangrattato di farro.

Il condimento banale…che dico banalissimo…della semplice salsa di pomodoro (fatta in casa da mia mamma) fatta restringere per una ventina di minuti in un pentolino con solo olio extravergine ed un pizzico di sale grosso…se avete il basilico aggiungetelo (io mi rifiuto di comprarlo) così come mettete se vi piace un po’ di cipolla o scalogno tritato che ci stanno sempre bene.

GNOCCHI DI RICOTTA E FARINA DI FARRO AL POMODORO (per 2 porzioni)

  • 225 gr di ricotta di pecora (fatta scolare per qualche ora)
  • 50 gr di pangrattato di farro
  • 60 gr di farina Einkorn del Molino Grassi
  • 1 uovo piccolo
  • un pizzico di sale
  • sale grosso
  • scorza grattugiata di mezzo limone
  • salsa di pomodoro (quella della mia mamma)
  • olio extravergine di oliva

In una ciotola versate tutti gli ingredienti, la ricotta, la farina ed il pangrattato, il pizzico di sale, la scorza grattugiata del limone ed infine unite l’uovo. Amalgamate con le mani fino ad ottenere una palla compatta ma sufficientemente morbida (se l’impasto dovesse risultare troppo asciutto o al contrario bagnato unite gradualmente dell’altra farina).

Infarinate leggermente un tavolo da lavoro.

Prendete un pezzo di impasto e ricavatevi un rotolino che taglierete in tanti piccoli pezzi (a me gli gnocchi non piacciono molto grandi); fateli rotolare su un rigagnocchi o sui rebbi di una forchetta in modo da dar loro la tipica rigatura. Lasciate gli gnocchi sul piano di lavoro e spolverateli con un po’ di farina. Procedete in questo modo fino ad esaurimento dell’impasto.

Nel frattempo preparate il condimento. Io in questo caso ho versato una bottiglia piccola di salsa di pomodoro in un pentolino, ho aggiungo dell’olio extravergine e del sale grosso ed ho fatto cuocere per una ventina di minuti, il tempo di restringersi.

Mettete una pentola capiente di acqua sul fuoco e quanto arriva ad ebollizione salate e versate gli gnocchi. Fate cuocere per pochi minuti scolandoli non appena saliranno a galla. Scolateli e tuffateli direttamente nel condimento.

Servite immediatamente con una generosa spolverata di parmigiano, pecorino, ricotta salata o quello che più vi piace.

RICOTTA AND SPELT FLOUR GNOCCHI WITH TOMATO SAUCE (serving 2)

  • 225 gr ricotta (drained for a few hours in a sieve)
  • 50 gr of spelt bread crumbs
  • 60 gr flour
  • 1 small egg
  • a pinch of salt
  • coarse salt
  • grated zest from 1/2 lemon
  • extravirgin olive oil
  • tomato sauce (I used my mom’s sauce)

In a bowl, pour all the ingredients , the ricotta, the flour and the breadcrumbs, a pinch of salt, the lemon zest, and finally add the egg.

Mix with your hands until you get a firm ball but sufficiently soft (if the mixture appears too dry or wet gradually mix in some other flour).

Lightly flour a work table.

Take a piece of dough and roll it out into a log then cut into small pieces (I do not like large size gnocchi), gently roll on a gnocchi grater or on the tines of a fork in order to give them the typical rifling. Let the dumplings on the work surface and sprinkle with some flour. Repeat until you have finished all of the dough.

Meanwhile, prepare the sauce. This time I just poured a small bottle of homemade tomato sauce in a saucepan or added some extravirgin olive oil and a pinch of coarse salt and I cooked for about twenty minutes, time enough to thicken.

Put a large pot of water on the fire and as it comes to a boil, salt and pour in the gnocchi. Cook for a few minutes draining them as soon as they come up to the surface. Transfer directly into the saucepan with the tomato sauce and mix .

Serve immediately sprinckling with a generous amount of parmesan cheese, pecorino  cheese, salted ricotta or whatever you like.

***

Con questa ricetta partecipo al contest ‘Il mio piatto forte’ di Maddy del blog La cucina scacciapensieri

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Miglio al pesto di avocado e pistacchi con verdurine al gomasio {br..br..brividi!}

miglio al pesto di avocado e pistacchi(scroll down for english version)

Probabilmente leggendo il titolo vi saranno venuti i brividi…di freddo!

Ma vi assicuro che quando, qualche giorno fa, ho preparato questo piattino si stava piacevolmente fuori in maniche di camicia.

Purtroppo in pochissime ore siamo stati ricatapultati in inverno…non ne posso davvero più di freddo pungente, umidità e nebbia…..di capelli arruffati, di ombrelli e ombrellini sparsi per la macchina, di impronte di scarponi e scarpine all’ingresso di casa, di pigri pomeriggi trascorsi sul divano.

Anche la natura brama, come noi, l’arrivo della primavera. Il prato si è ricoperto timidamente di un letto di candide margheritine, le ortensie e il pesco mostrano orgogliosi le prime gemme. All’albicocco son bastati pochi giorni di sole per arricchirsi di una rigogliosa fioritura. E se ora arrivano le gelate?  Mio suocero mi tranquillizza dicendomi che fintanto che ci sono solo fiori alla pianta non accade nulla; se invece l’albicocco porta già i frutti son dolori…per lui e per noi che non riusciremo a mangiarli (ne riparleremo a luglio).

miglio al pesto di avocado e pistacchi

Il tepore che è entrato in casa attraverso i finestroni della cucina mi ha fatto dimenticare per un giorno di teglie di pasta al forno e zuppe corroboranti (e persino dei bomboloni di Carnevale!). E quando dalla dispensa è magicamente uscito un pacchetto di miglio ancora intatto ho deciso che sarebbe stata pasta tiepida (…mangiata regolarmente fredda dopo lo scatto delle foto).

Una vera sorpresa in bocca, tutte quelle palline color giallo paglierino che cuocendo scoppiano e si aprono, pur restando croccanti. Mi documento un po’ (lo stare in casa ha almeno questi vantaggi) e scopro che il miglio è ricco di sali minerali e di preziosi amminoacidi; contiene vitamine dei gruppi A, B e E e, se decorticato, è privo di glutine. E’ inoltre un valido alleato di pelle, capelli ed unghie oltre ad avere un elevato potere diuretico. Chissà quando ci convinceremo del tutto che il cibo è salute! E che con il cibo ci possiamo curare.

Adesso ci spieghi però come ti è saltato in mente di condirlo con l’avocado. La colpa è del Gas locale che quando ha aperto il secondo ordine della stagione di agrumi, ha proposto un nuovo fornitore che accanto ai classici tarocco, clementine e mandaranci commercializza, senza ricarica, gli avocado prodotti dal Consorzio di agricoltori Galline felici. Mi son fatta tentare (voi no al mio posto?) ed è così che mi son ritrovata con 3 chili di questi frutti che si sono presto adattati al clima della nostra splendida Sicilia fino a farla diventare la principale produttrice del bacino del Mediterraneo.

miglio al pesto di avocado e pistacchi

I pistacchi a questo punto non potevano non starci (peccato solo non aver quelli di Bronte).

La salsa (parlare di pesto forse è esagerato e non rispettoso nei confronti del Signor basilico) è facilissima da fare e si prepara, con minipimer alla mano, in 2 minuti di orologio.

Io dovendo far fuori un finocchio e qualche carota, abbandonati in frigo da qualche giorno, ho messo anche quelli nel piatto dopo averli conditi con gomasio alle alghe e cotti per pochi minuti nel microonde.

miglio al pesto di avocado e pistacchi (26)

Questa ricetta la dedico a Stefania (ed a tutte le persone celiache) che il venerdì ci aspetta con tante ricettine adatte anche a coloro che purtroppo devono rinunciare ai cibi glutinosi.

100% Gluten Free (Fri)Day

MIGLIO AL PESTO DI AVOCADO E PISTACCHI CON VERDURINE AL GOMASIO (per 2 persone)

  • 150 gr di miglio decorticato
  • 1 avocado maturo
  • olio extravergine di oliva
  • succo di limone
  • sale
  • pepe
  • 25 gr di pistacchi
  • gomasio alle alghe (*)
  • 1 finocchio
  • 3-4 carote

(*) si tratta di un condimento da tavola tipico della cucina giapponese ottenuto miscelando sale marino con semi di sesamo tostati e tritati; il mio è altresì addizionato con alghe marine; potete utilizzarlo per condire cereali e verdure oppure carne/pesce grigliato (perfetto con pollo e salmone)

Pulite il finocchio eliminando parte delle barbe e l’eventuale strato esterno se rovinato e dividete a metà in senso longitudinale. Raschiate le carote, sciacquatele e dividetele in due. Posizionatele su una teglia ricoperta di carte forno, condite con il gomasio e con olio extravergine. Infornate a 180° C per una ventina di minuti o fino a quando le verdure risulteranno leggermente morbide (io ho utilizzato il microonde, piatto crisp riscaldato per 3 minuti dopodiché funzione crisp per 5 minuti).

Nel frattempo sciacquate il miglio sotto l’acqua corrente e versatelo in un pentolino con acqua bollente salata. Fate cuocere per 20 minuti (o per il tempo indicato sulla vostra confezione).

Preparate il condimento. Tagliate l’avocado in due, eliminate l’osso centrale e prelevate la polpa con un cucchiaino. Versatela nel contenitore di un frullatore ad immersione, spruzzate qualche goccia di limone, unite la metà dei pistacchi ed azionando il robot versate a filo poco olio fino ad ottenere un composto lucido e dalla consistenza morbida. Salate e pepate.

Scolate il miglio e versatelo in una ciotola, condite con la crema di avocado.

Aiutandovi con un coppapasta, trasferite il miglio su un piatto da portata e guarnite con i restanti pistacchi tritati grossolanamente al coltello. Unite le verdure cotte in forno.

Buon appetito!

***

MILLET WITH AVOCADO AND PISTACHIO PESTO SERVED WITH GOMASIO SEASONED VEGETABLES (serving 2)

• 150 gr millet, hulled
• 1 ripe avocado
• extravirgin olive oil
• lemon juice
• salt
• pepper
• 25 gr pistachios, nutted
• seaweed gomasio (*)
• 1 fennel
• 3-4 carrots

(*) Gomasio is a table dressing originating in japanese cuisine obtained mixing sea salt with unhulled toasted sesame seeds; to add nutrients and flavour you can find it with seaweed addiction. Il goes well with cereals, vegetables or grilled meat/fish.

Clean the fennel by removing part of the fronds and the eventual outer layer if damaged and split in half lengthwise. Scrape the carrots, wash and cut in half lengthwise. Place both fennel and carrots on a baking sheet covered with parchment paper, season with gomasio and a drizzle of olive oil. Bake at 180° C for twenty minutes or until the vegetables become slightly soft (You can even use the microwave, pre-heat the crisp plate for 3 minutes then cook with crisp-function for 5 minutes).

Meanwhile, rinse the millet under running water and pour into a saucepan of salted boiling water. Cook for 20 minutes (or for the time displayed on your package).

Prepare the dressing. Cut the avocado in half, remove the central bone and pick the flesh with the help of a teaspoon. Pour it into the glass of your blender, sprinkle a few drops of lemon juice, add half of the pistachios and start pulsing, pouring some oil at a time until the mixture turns glossy and smooth. Season with salt and pepper up to your taste.

Drain the millet and pour into a bowl then toss the avocado seasoning.

With the help of a round cutter, transfer the millet on a serving dish and garnish with the reserved pistachios, roughly chopped with a knife.

Serve immediately with the roasted vegetables.

Spaghetti cremosi alle noci e timo…casa pulita, pacchia finita

spaghetti cremosi alle noci e timo

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La mamma che ti viene a trovare e che per una settimana cucina, lava, stira e spolvera è una gran cosa soprattutto se tu ti senti ko ed hai le difese immunitarie praticamente azzerate dal freddo pungente di questi giorni e dallo stress.

Poi arriva il momento della sua partenza e tu vorresti che gli uomini di casa lasciassero le quattro mura immacolate almeno per 15 giorni.

Silvia non sognare! Svegliati piuttosto che uomo grande ed uomo piccolo hanno fame e se non porti subito in tavola un piatto di pasta si fanno fuori tutti i crackers che hai preparato ieri sera (e che non sei ancora riuscita a fotografare!).

In mente una ricettina di un vecchissimo Sale&Pepe. Gli ingredienti ci sono tutti. Le noci del mio albero, la mollica rafferma di un pane alla ricotta (ancora da pubblicare), una confezione di panna fresca aperta da un paio di giorni che staziona in frigo accanto a dello speck comprato in offerta, qualche rametto di timo del balcone.

Il tutto mentre l’acqua arriva a bollore e gli spaghetti cuociono. Più veloce di così!

Buona domenica a tutti.

spaghetti cremosi alle noci e timo

SPAGHETTI CREMOSI ALLE NOCI E TIMO (dosi per 4 persone)

ricetta adattata da Sale&Pepe di febbraio 2003

  • 360 gr di spaghetti
  • 100 gr di gherigli di noce
  • 2 fette di pancarrè (per me mollica di pane alla ricotta)
  • 80 gr di speck a striscioline
  • 100 ml di panna fresca
  • timo
  • olio extravergine di oliva
  • sale
  • pepe

Private il pancarrè della crosta, spezzettatelo e riducetelo in briciole con l’aiuto del mixer (potete utilizzare in alternativa della mollica di pane leggermente rafferma). Tenete da parte.

Sempre nel mixer (o nel bicchiere di un frullatore) frullate i gherigli di noce con la panna per qualche istante dopodiché aggiungete a filo l’olio extravergine fino ad ottenere una salsina omogenea. Trasferitela in una ciotola adatta al bagnomaria, salate, pepate e lasciate riscaldare mantenendo un leggerissimo bollore.

Cuocete la pasta in abbondante acqua bollente salata.

Nel frattempo fate rosolare le striscioline di speck in una padellina con un paio di cucchiai di olio fino a quando risulterà croccante. Rimuovetelo con un mestolo forato e tenete da parte al caldo. Versate a questo punto nel condimento rimasto nella padellina il pancarrè sbriciolato con un cucchiaino di foglioline di timo e fate tostare.

Scolate la pasta al dente e conditela subito con la salsa di noci, lo speck ed il pane abbrustolito. Spolverate generosamente di pepe e servite subito.

spaghetti cremoci alle noci e timo

CREAMY EXPRESS SPAGHETTI WITH WALNUTS SAUCE AND THYME (serving 4)

  • 360 gr spaghetti
  • 100 gr walnut kernels
  • 2 slices of sandwich bread (for me breadcrumbs from a ricotta bread)
  • 80 gr of bacon or smoked ham cut into strips
  • 100 ml fresh cream
  • thyme
  • extravirgin olive oil
  • salt
  • pepper

Remove crust from the sandwich bread and using a mixer blend the crumb (you can use instead breadcrumbs from a slightly stale bread). Set aside.
In the mixer (or in a glass blender) blend the walnuts with the fresh cream for a few seconds then add gradually the extravirgin olive oil until you get a smooth sauce. Transfer into a bowl to fit a double boiler, season with salt and pepper and let it warm up gently on a light boil.

Cook the pasta in a pot of boiling salted water.

Meanwhile in a small pan stir-fry the strips of bacon with a couple tablespoons of oil until crispy. Remove with a slotted spoon and set aside (keeping warm). Pour in pan the crumbled bread together with a teaspoon of thyme leaves and let toast for 2-3 minutes.

Drain the pasta and toss into the walnuts and bacon sauce. Sprinkle generously with pepper and serve immediately.

Lasagne bianche con carciofi e polpettine {mammina cosa voglio io?}

lasagne bianche carciofi e polpettine

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Ingannare l’attesa delle cena a casa mia può trasformarsi in un’ardua impresa.

Quando infatti la piccola pulce mi vede entrare in cucina, aprir cassetti, maneggiar coltelli e sbattere coperchi mi si avvicina con il suo far dolce e mi fa “mammina, cosa voglio io?“. Questo il suo verbo sgangherato per farmi capire che il suo piccolo stomaco langue ed, in attesa di essere piazzato sul seggiolone ed imbavagliato, gradirebbe qualcosa da mettere sotto i denti. Gallette, grissini, carote, finocchi, parmigiano…lui non dice mai di no.

Questo rituale si ripete anche nell’ora del pranzo, anche se con minor frequenza visto che durante la settimana spetta alle dade del nido tenere a bada il suo istinto famelico.

Non vi dico domenica scorsa quando si è accorto che in forno stava cuocendo questa teglia di lasagne…..dopo due attacchi non andati a buon fine, sono riuscita a desisterlo dall’aprire lo sportello solo mettendogli in mano una polpettina che avevo lasciato volutamente da parte.

lasagne bianche carciofi e polpettine

L’idea viene da Sale&Pepe di Gennaio 2002, recuperato in cantina e debitamente spolverato prima di varcare la soglia di casa. Ho leggermente adattato la ricetta ai nostri gusti ed a ciò che avevo in dispensa: via la zucca (che non piace al marito e di cui non va matta la sottoscritta) per sostituirla con i carciofi dell’orto, mondati e messi in congelatore la scorsa primavera; via la salvia troppo forte per la piccola pulce; il tacchino arrosto sostituito con delle fettine sottili di tacchino cotte nel microonde con del timo e del sale grosso; una besciamella più fluida (che, dovessi ripetere la ricetta, renderei ancora più ‘lenta’ diminuendo la quantità di farina e burro).

Non pensavo sinceramente di postare questa ricetta (anche se per sicurezza due foto ai piatti le ho fatte) poi però andando a vedere gli articoli più letti del blog (cosa che ahimè faccio rarissimamente perché in questo spazio voglio rilassarmi e non stressarmi a contar visite e commenti) mi sono accorta che chi arriva qui è alla ricerca di piatti semplici, la classica idea per la cena o per un pranzo in famiglia…..e allora perché non condividere con voi questa succulenta lasagnina?

lasagne bianche carciofi e polpettine

LASAGNE BIANCHE CON CARCIOFI E POLPETTINE (per 4 persone)

  • 125 gr di pasta fresca per lasagne (6 fogli)
  • 10 carciofi piccoli (mondati)
  • 150 gr di fettine sottili di petto di tacchino
  • timo
  • sale grosso
  • 30 gr di mollica di pane
  • prezzemolo
  • olio e.v.o.
  • 1 uovo medio
  • 4 cucchiai abbondanti di grana o parmigiano reggiano grattugiato
  • burro per la superficie

per la besciamella:

  • 500 ml di latte fresco intero
  • 30 gr di farina  00
  • 30 gr di burro
  • noce moscata

Tagliate i carciofi in quattro e cuoceteli per una decina di minuti in una casseruola con dell’olio extravergine di oliva (se vi piace unite anche uno spicchio d’aglio schiacciato che poi eliminerete) facendoli ben rosolare. (I miei erano congelati, una volta rinvenuti li ho cotti come sopra).

Unite del prezzemolo tritato finemente e mettete da parte.

Cuocete le fettine di tacchino in una pentola con dell’olio extravergine e qualche rametto di timo, unite del sale grosso fino a quando risulteranno dorate. (Io ho utilizzato il piatto crisp del microonde facendole andare per 7 minuti).

Riunite nel mixer la carne tagliata a pezzetti, la mollica di pane, un cucchiaio di formaggio grattugiato, l’uovo e qualche foglia di prezzemolo.  Frullate fino ad ottenere un composto omogeneo. Con le mani leggermente umide formate tante polpettine (le mie grandi come una noce) e cuocetele per qualche minuto in una padella antiaderente con 2 cucchiai di olio. Quando saranno dorate spegnete e salate.

Preparate la besciamella. In una casseruola fate sciogliere il burro dopodiché unite la farina e fate tostare per qualche secondo. Versate a filo il latte tiepido mescolando in continuazione con una frusta. Grattugiate la noce moscata secondo i vostri gusti. Cuocete la besciamella per qualche minuto fino a quando comincerà ad addensare. Salate ed unite due cucchiai di formaggio grattugiato.

Riscaldate il forno a 200° C/392° F.

Imburrate leggermente una pirofila e distribuitevi sopra un paio di sfoglie di pasta fresca. Cospargete con qualche polpettina (io le ho sbriciolate leggermente), qualche carciofo ed un po’ di besciamella dopodiché coprite con uno strato di pasta fresca. Proseguite a strati fino ad esaurimento degli ingredienti. Disponete sulla superficie qualche polpettina e dei pezzettini di carciofo, coprite con la besciamella e cospargete con il formaggio grattugiato rimasto (un cucchiaio abbondante). Finite con qualche fiocchetto di burro.

Infornate per 25-30 minuti avendo cura di coprire con un foglio di alluminio se la superficie dovesse dorare troppo.

Fate intiepidire qualche minuto prima di servire.

lasagne bianche carciofi e polpettine

CREAMY WHITE MEATBALLS AND ARTICHOKE LASAGNA (serving 4)

  • 6 sheets of lasagna noodles
  • 10 small artichokes (trimmed)
  • 150 gr turkey breast, sliced
  • thyme
  • coarse salt
  • 30 gr bread crumbs
  • parsley
  • extravirgin olive oil
  • 1 medium egg
  • 4 heaping tablespoons of grated parmesan cheese
  • butter for topping

for the sauce:

  • 500 ml fresh whole milk
  • 30 gr flour
  • 30 gr butter
  • nutmeg

Cut artichokes into quarters and cook for about ten minutes in a pan with extravirgin olive oil (you might like to add a clove of crushed garlic) until lightly crispy. (Mine were frozen, once defrosted I cooked them as above).

Add some parsley, finely chopped, and set aside.

Cook the turkey breast in a pan with extravirgin olive oil and a few sprigs of thyme until golden brown. Season with salt. (I cooked into the microwave oven for 7 minutes using the crisp plate). Cut the meat into pieces.
Transfer into the mixer the diced meat, the breadcrumbs, 1 tablespoon of grated cheese, the egg, and some parsley. Blend until mixture is smooth. With slightly damp hands form the meatballs (mine big as a walnut) and cook for a few minutes in a pan with 2 tablespoons of oil. Turn off the heat as soon as they turn golden. Season with salt.

Make the sauce. In a saucepan melt the butter then add the flour and toast for a few seconds. Pour in the warm milk, stirring constantly. Grate some nutmeg into the sauce up to your taste. Cook the sauce for a few minutes until it begins to thicken. Season with salt and add two tablespoons of grated cheese.

Preheat the oven to 200 ° C/392 ° F.

Lightly butter your baking dish, spread at the bottom a couple of noodles. Sprinkle with some meatballs (I smashed them a little bit), some artichoke and a few tablespoons of the sauce, then cover with a sheet of fresh pasta. Repeat layers of noodles, meatballs and artichokes and sauce twice.

Arrange on the top some meatballs and artichokes, cover with the sauce and sprinkle with the remaining grated cheese (1 tablespoon) and some butter.

Bake for 25-30 minutes, cover with aluminum foil if the top turns too brown.

Wait 5-10 minutes before serving.

Passatelli in brodo…la mia Romagna nel piatto

passatelli in brodo

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Ci sono dei piatti che sanno di casa, avvolgenti come un abbraccio, morbidi come una carezza e sorprendenti come un bacio.

I passatelli, che rappresentano la terra che da qualche anno mi ha adottato, sono tutto questo.

Un piatto semplice, della tradizione. Una minestra in brodo, nata per riclicare ciò che restava in casa, poi divenuta portata delle grandi occasioni. Come avviene sempre in questi casi ogni famiglia custodisce gelosamente la sua ricetta. C’è chi li preferisce morbidi, chi li vuole un po’ più asciutti o addirittura senza brodo; chi sceglie di abbondare con il formaggio a scapito del pangrattato. Chi non rinuncia alla scorzetta di limone e chi si cimenta solo se il macellaio gli ha procurato il midollo di bue.

Io vi propongo la ricetta che ho sperimentato più volte e che ha sempre avuto un’ottima riuscita.

passatelli in brodo

Siete pronti per prepararli con me? Vi servono:

1) tre ingredienti irrinunciabili,

2) l’apposito attrezzino (*)

3) pochissimo olio di gomito.

Un istante per impastare e pochi minuti per sedersi a tavola in compagnia.

(*) questo per intenderci, in Romagna lo trovate ovunque altrimenti utilizzate lo schiacciapatate (mi raccomando non deve avere i buchi laterali ma solo alla base, pertanto quello dell’Ikea non va bene).

Ringrazio la mamma che mi ha prestato la sua cucina e mi ha fatto trovare il brodo pronto.

passatelli in brodo

PASSATELLI IN BRODO (per 6/7 persone)

  • 5 uova medie (freschissime delle mie gallinelle)
  • 250 gr di parmigiano reggiano grattugiato
  • 250 gr di pangrattato fine (per me di pane integrale fatto in casa)
  • scorza grattugiata di un limone bio
  • noce moscata
  • 2 litri di brodo di carne o verdure

In una ciotola sgusciate le uova, versate il pangrattato ed il parmigiano. Unite la scorza del limone grattugiata e un po’ di noce moscata. Amalgamate con le mani fino ad ottenere un composto sodo (se dovesse risultare troppo morbido aggiungete ancora un po’ di pangrattato). Lasciate riposare l’impasto per una mezz’ora a temperatura ambiente.

Prendete un po’ di impasto e mettetelo all’interno dell’apposito attrezzo; schiacciate fino a quando lo stesso uscirà dai buchi, tagliate con un coltello quando i passatelli avranno raggiunto la lunghezza di 3-4 cm. Proseguite con il resto dell’impasto.

Portate a bollore il brodo e versatevi i passatelli. Sono cotti non appena vengono  a galla.

Impiattate e servite.

(Anche se la tradizione non lo prevede qualcuno spolverizza con ulteriore parmigiano; potete formare i passatelli sopra la pentola in ebollizione in modo che cadano direttamente nel brodo).

passatelli in brodo

PASSATELLI IN BROTH (serving 6-7 people)

  • 5 medium eggs (freshly collected from my hens)
  • 250 gr grated parmesan cheese
  • 250 fine breadcrumbs (for me from homemade whole wheat bread)
  • grated rind of one organic lemon
  • pinch of freshly grated nutmeg
  • 2 litres beef or vegetable broth

Break eggs in a bowl then pour both breadcrumbs and parmesan cheese. Add the grated lemon rind and nutmeg. Mix until all ingredients are well combined. The resulting dough should be fairly firm; if it is not work in some more breadcrumbs.

Let the dough rest for half an hour at lukewarm temperature.

Fill your passatelli iron or a potato ricer with the dough and squeeze it over a plate cutting with a knife 3-4 cm long strings. Go on with the reserved dough.

Bring the broth to boil and drop in the passatelli. As soon as they have risen to the surface turn off the heat.

Transfer into plates and serve immediately.

(You might like to grate some cheese on top; you can either squeeze the passatelli directly over the simmering broth rather then accomodate them in a plate).

passatelli in brodo

Tortelli di patate e San Daniele al burro e papavero

tortelli di patate e San Daniele al burro e papavero

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(Lunedì scorso)

Dopo settimane infinite di portalapulcealnido-corriinufficio-failaspesa-ripassaalnido-tornaacasaesausta finalmente un giorno tutto per me.

Non mi sembra vero di aver salutato con un bacio gli uomini di casa ed essermi chiusa la porta alle spalle.

Anche il gingle di Peppa Pig che passa alla tv mi dà noia, la spengo e mi godo il silenzio più assoluto. Sorseggio un caffè con calma e poi mi metto all’opera.

Non posso non approfittare di questa giornata per non combinare qualche pasticcio…ed oggi ce n’è per mettere sottosopra l’intera cucina. In dispensa tutto l’occorrente, mi infilo il grembiule e via.

Oggi si fa la pasta all’uovo o meglio si preparano i tortelli di patate che avevo pensato per GOOD. Ad Udine non sono andata ma perché non farli per vedere se almeno l’idea era buona?

A casa mia non c’è tradizione di tortelli, al massimo si mangiano i cappelletti che la suocera prepara in quantità industriali per la Festività dei Santi e che poi ripropone a Natale. Mia madre non li ha mai fatti. Ne tanto meno la sottoscritta.

Dovevo pur rimediare! Pensando ad un menù di Natale attendo al portafoglio le patate mi sono sembrate perfette, seppur arricchite da piccoli pezzetti di Prosciutto San Daniele. Il ripieno si scioglie letteralmente in bocca. Il condimento semplice al burro ne esalta, senza coprirne, il sapore. I semi di papavero per una nota croccante e dare un’aria di festa ad un piatto altrimenti popolare, accompagnato normalmente da sugo al pomodoro o ragù.

Sarà stata forse la fortuna del principiante ma a me sono sembrati favolosi! Ne ho mangiato un bel piattone dopodiché il resto l’ho congelato e non vedo l’ora di farli assaggiare alla mia piccola ciurma.

Le foto del piatto finito sono orrende ma dopo una mattinata di sole che andava e veniva all’ora di pranzo si è scatenato un nubifragio, il cielo è diventato nero e le luci in casa più di tanto non sono riuscite a fare. Ora ho un motivo in più per detestare l’autunno!

TORTELLI DI PATATE E SAN DANIELE AL BURRO E PAPAVERO (per 4 persone)

per la pasta:

  • 4 uova (delle mie gallinelle)
  • 200 di farina di grano tenero tipo 0
  • 200 gr di farina di semola macinata di grano tenero
  • un pizzico di acqua
  • sale

per il ripieno:

  • 500 gr di patate (del mio orto)
  • 100 gr di ricotta fresca di pecora (o mucca)
  • 100 gr di Parmigiano Reggiano grattugiato
  • 4 fette di prosciutto San Daniele
  • sale
  • pepe

per il condimento:

  • burro da panna fresca
  • semi di papavero

Disponete le due farine a fontana su un piano di lavoro e sgusciate le uova versandole al suo interno, unite un pizzico di sale ed impastate fino ad ottenere una palla liscia ed omogenea. Se l’impasto dovesse essere troppo duro aggiungete poca acqua. Avvolgetela nella pellicola e fatela riposare a temperatura ambiente per una mezz’ora.

Preparate nel frattempo il ripieno. In una pentola capiente mettete le patate pelate e tagliate a pezzetti in acqua fredda e portate a bollore; salate e fate cuocere fino a quando risulteranno morbide. Scolatele e passatele con lo schiacciapatate versandole in una ciotola. Unite la ricotta, il parmigiano grattugiato ed il prosciutto tagliato a piccoli pezzi. Amalgamate fino ad ottenere un composto omogeneo. Regolate di sale e pepe.

Stendete la pasta con la macchina per la pasta oppure con il mattarello fino ad ottenere delle strisce abbastanza sottili (io ho utilizzato la macchina partendo dallo spessore 2 per arrivare al 5) che posizionerete su una tovaglia pulita ben cosparsa di semola. Mano a mano che la stirate cospargetela di semola anche sopra per evitare che attacchi e per renderla ancora più ruvida.

Prendete delle piccole quantità di impasto e posizionatele al centro di ciascuna sfoglia dopodiché ripiegate il lato opposto sopra in modo da sovrapporre. Fate pressione con le dita intorno al ripieno in modo da fare uscire eventuale aria e sigillate. Ritagliate con una rotellina o con un coppapasta/tagliabiscotti nella forma desiderata.

Sistemate i tortelli sulla tovaglia e cospargeteli con altra semola.

Portare a bollore dell’acqua, salatela ed immergetevi i tortelli per qualche minuto (sono pronti quando vengono a galla). Sciogliete in una padella una noce di burro a persona e versatevi i semi di papavero (indicativamente un cucchiaio colmo a persona) dopodiché unite i tortelli scolati. Se necessario versate poca acqua di cottura della pasta. Non saltateli ma nappateli semplicemente con il burro fuso raccogliendolo con un cucchiaio e versandolo sui tortelli.

Servite subito.

Potete in alternativa disporli in freezer su un vassoio e dopo una mezz’ora, trasferirli in un sacchetto per congelare. Si conservano per 3-4 mesi. Al bisogno potete tuffarli direttamente nell’acqua bollente senza farli prima scongelare.

tortelli di patate e San Daniele al burro e papavero

tortelli di patate e San Daniele al burro e papavero

POTATO AND PROSCIUTTO SAN DANIELE TORTELLI WITH BUTTER AND POPPYSEED SAUCE (serving 4)

for the eggpasta:

  • 4 eggs (from my hens)
  • 200 gr wheat flour
  • 200 gr semolina flour
  • water
  • salt

for the filling:

  • 500 gr potatoes (from my vegetable garden)
  • 100 gr ricotta cheese
  • 100 gr parmigiano reggiano cheese (grated)
  • 4 slices prosciutto San Daniele
  • salt
  • pepper

for the sauce:

  • butter from fresh cream
  • poppyseeds

Pour the flours roundlike on a working surface and break eggs, add a pinch of salt and knead until smooth; if dough is too tough to knead add some water. Wrap in plastic film and let stand at room temperature for half an hour.

Meanwhile prepare the filling. In a large pot of cold water accomodate potatoes peeled and cut into pieces and bring to boil. Season with salt and cook for 15-20 minutes until tender. Drain and smash with a foodmill then transfer into a bowl. Add ricotta cheese, parmigiano reggiano cheese and prosciutto cut into small pieces. Stir until all ingredients are well combined. Season with salt and pepper.

Unwrap the dough and divide into 3-4 parts. Work one piece at a time. Using a rolling pin or hand-cracked pasta machine, set at the widest setting, roll the dough through narrower settings until you obtain a thin sheet of pasta. Lay on a well floured working surface (or a clean tablecloth) and sprinkle with semolina. Repeat with the reserved dough.

Put a teaspoon of the filling in the center of each sheet of pasta and fold the dough over the filling; press edges with your fingertips to remove air and seal. Cut with a ravioli crimper or a round biscuit cutter.

Accomodate tortelli on the tablecloth and dust generously with semolina.

Bring a large pot of water to boil, salt and drop tortelli. Cook 4-5 minutes untile they rise to the surface and are cooked through. Drain reserving some water.

In a large saucepan melt 3-4 tablespoons of butter and add poppyseeds. Stir in gently the tortelli beeing careful not to break them; using a spoon drop melted butter over them.

Serve right away.

Tortelli can be frozen up to 3-4 months: lay them on a tray, close but not overlapped, and put in the freezer for 30 minutes then transfer into a plastic bag suitable for freezing. Drop tortelli straight away into boiling water, without de-freezing, when you look forward to having a succulent pasta dish!

Minestra di arzilla e cannellini…ci vediamo a GOOD?

Minestra di arzilla e cannellini

(scroll down for english version)

Vivo in questa terra di pesche, sangiovese (e zanzare) oramai da qualche anno.

Non ho più dubbi sul fatto che:

–          il mezzo di circolazione per eccellenza sia la bici (salvo poi trovarsi con tanti imbranati al motore quando piove),

–          la molletta dei capelli si chiami ciappo,

–          i cappelletti (caplèt) hanno il ripieno di formaggio e non di carne, come mi ha insegnato la mamma,

–          non sei degno cittadino di questa città se non hai fatto un corso di ceramica (giuro che avrei voluto, ma le assenze del marito mi impediscono di programmare la mia agenda di uscite serali!).

Però non toccatemi la minestra!

Eh sì perché a Faenza con questo termine ci si riferisce più genericamente ad un piatto di pasta mentre dalle mie parti (quelle natie per intenderci) la minestra è sinonimo di brodo, consommè, zuppa o come la chiamate voi.

Ora, il piattino che vi propongo oggi ce l’ho in testa già da un po’.

Mesi? No anni, in realtà, e siccome non mi sono mai convinta a comprare la razza (in dialetto romano arzilla) è sempre rimasto nella lista delle cosine da fare (un po’ come la mia amica Piatticoitacchi che si è decisa a pulire le alici per la prima volta in vita sua proprio pochi giorni fa!).

Se solo l’idea di prendere in mano una razza vi terrorizza tranquille perché in pescheria non ve la danno intera ma trovate direttamente le ali, che si caratterizzano per una parte dura e ossea nel lato che costituisce la spina dorsale del pesce ed una struttura perlopiù cartilaginea verso l’esterno, intervallata dalla polpa bianca e quasi translucida.

Se volete esser certe che il pesce acquistato sia di stagione chiedete come sempre al vostro pescivendolo di fiducia, altrimenti date un occhio a questa utile tabellina, da stampare ed appendere in cucina, creata dalla simpaticissima Clumsy.

La ricetta, quella vera della tradizione romana, vuole che la razza sia cucinata insieme ai broccoli ma non essendo ancora stagione (forse si trovan pure ma con il rischio di pagarli una tombola!) ho preferito unire dei fagioli cannellini sempre perfetti nelle zuppe. Questa volta ho abbandonato la mia cara salsa di pomodoro per preferirgli i ciliegini freschi dell’orto e non avendo una pasta corta particolare da abbinare ho tritato grossolanamente degli spaghetti e li ho fatti cuocere nella zuppetta.

La piccola pulce se ne è mangiato un bel piattone…e dire che son soddisfazioni!!!

zuppetta di arzilla e cannellini (2)

Prima di passare alla ricettina volevo parlarvi di un invito che mi è arrivato nei giorni scorsi da Udine Fiere di partecipare ad un contest che offre la possibilità di essere presenti e cucinare in diretta alla 4° edizione di GOOD Il Salone delle specialità enogastronomiche e agroalimentari, che si terrà dal 31 ottobre al 3 novembre prossimo nella città friulana.

La sfida consiste nell’ideare un Menù per il pranzo di Natale GOOD da scegliere tra diversi temi: Originale, Tipico, Economico e Light. Un comitato di esperti, presieduto dal gastronauta Davide Paolini, sceglierà 3 menù per ciascuna categoria offrendo così l’opportunità ai foodbloggers che li hanno creati di presentare i loro piatti durante lo svolgimento del Salone.

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Ci ho pensato su un attimo poi ho accettato anche se l’idea di realizzare una ricettina in diretta di fronte ad una platea di chef, esperti di settore e pubblico presente in fiera un po’ mi terrorizza. Il tema l’ho già scelto, non mi resta che pensare alle ricettine e sperare che facciano colpo!

MINESTRA DI ARZILLA E CANNELLINI (per 3 persone)

  • 1 scalogno
  • 1 carota
  •  olio e.v.o.
  • 10-15 pomodorini freschi
  • 5 cucchiai fagioli cannellini lessati
  • 1 ala di razza piccola
  • 70 gr di spaghetti (o altro formato corto di pasta)
  • 1 l di brodo vegetale
  • sale
  • pepe
  • peperoncino
  • prezzemolo

In una casseruola soffriggete lo scalogno e la carota tritata in olio extravergine di oliva.

Unite i pomodorini tagliati in quattro parti, l’ala di razza tagliata in 3 grossi pezzi e coprite con il brodo vegetale. Salate e pepate ed unite peperoncino a piacere. Cuocete a fiamma bassa per 20 minuti.

Togliete il pesce e spolpatelo con l’aiuto di un coltello eliminando la cartilagine (sarà talmente morbido che non avrete bisogno di ridurro ulteriormente in pezzetti).

Buttate gli spaghetti nel brodo in ebollizione facendoli cuocere per 1-2 minuti oltre il tempo indicato nella confezione ed aggiungete anche il pesce ed i fagioli cannellini. Quando gli spaghetti sono cotti spegnete la fiamma ed unite il prezzemolo tritato.

Servite calda o tiepida.

***

RAY AND CANNELLINI BEANS SOUP (serving 3)

  • 1 shallot (thinly chopped)
  • 1 carrot (thinly chopped)
  •  extravirgin olive oil
  • 10-15 fresh cherry tomatoes (cut into quarters)
  • 5 tablespoons cannellini beans (boiled)
  • 1 small ray wing
  • 70 gr spaghetti (or your fovourite short variety of pasta)
  • 1 l di vegetable stock
  • salt
  • ground black peppercorn (optional)
  • chilly (optional)
  • parsley

In a medium saucepan stir-fry shallot and carrot in extravirgin olive oil.

Add tomatoes, ray wing cut into 3 pieces and cover with vegetable stock. Add salt, ground black peppercorn and chilly to taste. Turn on low heat and cook for 20 minutes.

Remove fish from the pan and, using a knife, separate flesh from the bone. Keep the first and discard the latter.

Bring vegetable stock again to boil then pour spaghetti, the ray flesh and cannellini beans. Cook until spaghetti are tender. Turn off heat and sprinkle with chopped parsley.

Serve hot or warm.

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